Meloni invia africani in tutta Italia, vuole creare colonie: affittati hotel e appartamenti

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Frottola sta seminando clandestini in tutta Italia. Intere famiglie di scrocconi vengono a farsi mantenere.

Sempre più difficile per i sindaci bellunesi gestire i clandestini. I continui sbarchi che si registrano nel Sud Italia, implicano lo smistamento di questi scrocconi in tutta Italia.

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E Belluno non sfugge certo a questa regola.

Il Sistema accoglienza e integrazione di Belluno (l’unico in provincia) e i Centri di accoglienza straordinaria (Cas), per un totale di oltre 150 posti, sono al completo. E così il problema, attraverso una telefonata, va a investire i singoli Comuni.

Vista la mancanza di alloggi da adibire a questo scopo, molti amministratori sono costretti a pagare stanze in albergo o l’affitto di appartamenti per trovare un ricovero adeguato agli ospiti della Meloni.

Ma ci sono anche altri problemi da affrontare: i dipendenti degli enti locali sono talmente ridotti all’osso che occuparli nella gestione di questa emergenza significa bloccare i vari uffici comunali. E poi c’è il costo dell’ospitalità e dell’accoglienza, che sta ricadendo sui bilanci già risicati delle amministrazioni pubbliche. Per questo motivo, i sindaci chiedono “che la situazione venga definita chiaramente a livello centrale e territoriale, anche per garantire condizioni dignitose di accoglienza ai profughi”. Capito? Non chiedono che finisca l’invasione e gli invasori vengano respinti, vogliono i vostri soldi.

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A fine febbraio a Limana sono arrivati due immigrati: «Non avendo alloggi di proprietà comunale, abbiamo dovuto prendere in affitto un appartamento per tamponare la situazione», precisa il sindaco Milena De Zanet: «Noi cerchiamo di arrangiarci come possiamo. Abbiamo coinvolto la rete del volontariato sul territorio che ringrazio per l’aiuto prezioso che ci dà», ma quello che serve per la prima cittadina «è un aiuto da parte della Prefettura. Questa emergenza non è di diretta competenza dei sindaci, anche se siamo noi a farcene carico con un aggravio sul bilancio. La questione non è facile, ma come amministratori dobbiamo fare fronte comune», sottolinea. Un’altra criticità è legata alla carenza di dipendenti: «Non abbiamo nemmeno il personale per seguire questi casi come invece meriterebbero. Serve un servizio organizzato, coordinato, munito anche di professionalità in grado di gestire certe situazioni», dice De Zanet. Il timore ora è rappresentato da nuovi arrivi. «Speriamo che al tavolo in Prefettura ci vengano date delle risposte su questo tema, perché noi siamo ormai al limite», anticipa la sindaca di Limana.

Ha dovuto ripiegare su un albergo il sindaco di Pieve di Cadore, Giuseppe Casagrande, per garantire una giusta sistemazione a una giovane coppia proveniente dalle Costa d’Avorio. Marito e moglie sono arrivati domenica pomeriggio con la figlioletta di 11 mesi. «Sono arrivati in buone condizioni e, visto che non abbiamo appartamenti nostri, siamo stati costretti ad optare per un albergo che il Comune è costretto a pagare. Se tutto andrà per il verso giusto, nelle prossime settimane trasferiremo questa famiglia in un alloggio che prima era stato dato a degli ucraini scappati dalla guerra, appartamento che però avrò a disposizione fino alla fine di aprile perché dopo si dovranno fare dei lavori», spiega Casagrande. «La cosa migliore per superare questa situazione e venire incontro anche alle difficoltà degli enti locali è creare delle piccole comunità di migranti, composte da una ventina di persone. Solo così potremo gestire meglio il fenomeno, anche dal punto di vista economico. Quei 45 euro che lo Stato dà al giorno per migrante, moltiplicati per venti, potrebbero coprire le spese per l’alloggio, le bollette, e i generi alimentari».

Questi criminali vogliono creare delle colonie di africani. Che guerra c’è in Costa d’Avorio, criminali politici?

Non ha alcun senso che degli ivoriani non vengano messi sul primo aereo per Abidjan e invece vengano spediti a Belluno. E’ criminale. E’ un piano evidente di sostituzione etnica. Meloni è complice di una crimine genocida contro il popolo italiano.

Il primo cittadino cadorino evidenzia che «fino a quando ogni comune avrà 2-3 persone, quei 45 euro giornalieri non riusciranno a coprire i costi. Per fortuna abbiamo una buona rete di volontariato, altrimenti sarebbe davvero dura far fronte a tutto. Io mi metto a disposizione volentieri in questa emergenza, ma l’accoglienza deve essere gestita meglio, se non altro per garantire la dignità a persone che hanno già sofferto. E se qualcuno di loro volesse restare qui, bisognerebbe farli uscire dal sistema protezionistico attuale mettendoli nelle condizioni di lavorare».

Lui è a disposizione.