Violentate da 30 africani: “Vittime cadevano a terra e piene di sangue subivano le violenze”

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Oggi la Procura di Milano ha chiesto di condannare rispettivamente a 4 e 6 anni di reclusione Abdel Fatah, 18 anni, e Abdelrahman Ibrahim, 19 anni, due dei giovani di origini nordafricane accusati delle aggressioni di gruppo a sfondo sessuale. Entrambi devono rispondere, a vario titolo, secondo il capo d’imputazione del pm Alessia Menegazzo, delle presunte violenze di gruppo e rapine commesse quella notte ai danni delle due ragazze, tra cui la studentessa lombarda allora 19enne, nella zona tra via Mazzini e il McDonald’s e dell’altro caso analogo ai danni del gruppo di quattro giovani amiche toscane all’altezza della galleria Vittorio Emanuele II.

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Prima della requisitoria del pm è stato sentito come testimone un amico della 19enne che ha ricordato il clima di paura vissuto quella notte.

Un amico della 19enne che ha subito abusi vicino via Mazzini ha testimoniato (chiamato a deporre dalla difesa), così come aveva fatto ieri nel processo ordinario. Ha detto di aver avuto “paura a testimoniare” per possibili ritorsioni. E ha raccontato di essersi rotto un dito quando cercò, senza riuscirci, di tirare fuori l’amica dalla “barriera umana”.

ll pm nella requisitoria (processo a porte chiuse e con sconto di un terzo sulla pena) ha ricostruito in modo dettagliato le immagini, soprattutto di un video realizzato da una teste oculare, e gli altri elementi, come gli abiti sequestrati e le analisi dei profili social, che hanno portato all’individuazione di alcuni dei ragazzi di quei 30 e più che avrebbero fatto parte del “branco”. I due imputati, assieme ad altri giovani, almeno una trentina, quella notte, come ha ricostruito il pm nella requisitoria, hanno creato una “barriera umana”, un “muro”, agendo con la “forza intimidatrice del branco”, tanto che le ragazze rimanevano “paralizzate, qualsiasi azione veniva loro impedita, erano senza via di fuga, senza scampo”. Cadevano a terra, ha spiegato ancora il pm, “sui cocci di vetro” delle bottiglie rotte e “piene di sangue subivano le violenze”, con i giovani che “le lanciavano da una parte all’altra come oggetti, come se fossero borse o cellulari”.

I due imputati si dichiarano entrambi innocenti. Fatah, ancora in carcere, è accusato di un episodio di violenza sessuale, quello più grave e brutale ricostruito nell’indagine, avvenuto all’angolo con via Mazzini e ai danni di due ragazze (le parti civili del processo). La giovane che ha subito l’aggressione più violenta è già entrata come parte civile anche nel processo con rito ordinario al 22enne Abdallah Bouguedra, un altro degli arrestati nei mesi scorsi (compresi due minorenni e altri 3 maggiorenni).

Per gli abusi ai danni della 19enne e dell’amica è imputato anche Ibrahim (ai domiciliari), che risponde, però, anche delle violenze su quattro amiche vicino alla Galleria Vittorio Emanuele II e di un’imputazione di rapina.