Profugo ha incassato 300mila euro a settimana grazie ai governi italiani

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Mentre Meloni invita i clandestini a Palazzo Chigi, arricchisce i trafficanti di immigrati lasciando i porti aperti e inviando la Guardia costiera a raccattarli in mezzo Mediterraneo.

Il re del traffico dei clandestini è stato per anni un immigrato etiope di nome Ermias Ghermay.

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Nove anni fa è sbarcato in Sicilia come clandestino e ha fatto richiesta d’asilo. Inviato nel lussuoso centro d’accoglienza di Mineo, poi chiuso da Salvini, era diventato il leader nel traffico di essere umani dalla Libia.

La sua base operativa era e forse è ancora in Libia ma con appoggi in tutta Europa e anche in Italia. Gli investigatori hanno stimato che il suo giro d’affari si aggirava, e probabilmente ancora oggi si aggira, intorno ai 300mila euro a settimana.

Nel curriculum criminale dell’etiope ritroviamo anche il traffico di organi, che è legato a filo doppio a quello dei clandestini.

In Italia, l’estesa rete di trafficanti con a capo l’etiope sfruttava come base logistica e operativa un negozio vicino alla stazione Termini di Roma. L’attività, una profumeria, raccoglieva in un libro tutti i nomi dei finti profughi trasportati dalla costa libica e fungeva da punto di raccolta di denaro da poi inviare in Libia per oliare il traffico.

Le forze dell’ordine, in seguito a un blitz, avevano sequestrato ben 526mila euro e circa 25mila dollari americani in contanti.

Gli immigrati che erano disposti a pagare una somma maggiore avevano la garanzia di arrivare nel nostro Paese non con il barcone ma grazie alla famigerata legge del ricongiungimento familiare. Ti preghiamo, Salvini: abrogala. E’ così che oltre 200mila afroislamici arrivano in Italia ogni anno.

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Ghermay ora vive come latitante ed è ricercato in tutta Europa: incredibilmente, fino all’anno scorso, era ancora in possesso di un permesso umanitario rilasciato dal governo Pd: valido fino al 2019.

Gli investigatori pensano che si trovasse in Libia fino al 2018, nella sua roccaforte e centro operativo: era stata identificata una fattoria dove l’uomo nascondeva fino a 600 clandestini alla volta prima di farli imbarcare.

Nessuno ci toglie dalla testa che chi incassa 300mila euro a settimana coi clandestini, non ne investa una parte in chi, questi clandestini, poi li traghetta in Italia. O in chi fa in modo che possa farlo tenendo i porti aperti.

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Ma, soprattutto, perché non inviamo i servizi ad eliminare questi trafficanti? Perché i politici sono complici del traffico.

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