Scontri etnici in moschea a Pordenone: non vogliono imam marocchino

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Tutte le moschee in Italia sono abusive tranne una a Roma. Eppure non vengono chiuse e sgomberato: oltretutto, come è evidente, l’Islam è una religione anticostituzionale in Italia, perché non rispetta la parità di diritti uomo-donna e incita all’uccisione degli ‘infedeli’.

Mattinata di forti tensioni al Centro islamico della Comina. Verso le 7 di ieri sono state allertate le pattuglie della Squadra Volante per una violenta lite tra l’imam e un membro della comunità marocchina. Il litigio è scoppiato dopo la preghiera per motivi legati all’attività dell’imam Mohamed Hosny, reintegrato dopo una lunga battaglia davanti al giudice del lavoro di Pordenone e, da allora, vittima di atteggiamenti ostili da parte di una piccola minoranza della comunità islamica. La discussione con uno dei fedeli è passata in pochi istanti dalle parole alle mani.

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Hosny, preso per il collo, si è difeso. Nessuna grave conseguenza, anche se entrambi sono poi andati al pronto soccorso per farsi medicare. Hosny ha un referto medico in cui gli sono stati indicati sette giorni di prognosi (in un dito ha anche il segno di un morso). L’altro ha una prognosi di guarigione stimata in tre giorni. In Comina sono intervenuti anche gli investigatori della Digos per approfondire le ragioni della lite e verificare che non vi fossero situazioni di tensione tali da sfociare in episodi più gravi. Dopo le vicende avvenute tra il 2019 e il 2020, quando nel Centro islamico gli interventi delle forze dell’ordine erano quasi quotidiani, da tempo non accadevano liti così accese, anche se Hosny si è visto costretto a presentare alcune querele e altri fedeli hanno segnalato alcune frizioni.

Ieri pomeriggio Hosny ha sporto querela. Spiega di essere già stato aggredito da alcuni fedeli di etnia araba. Ieri un marocchino lo ha preso per il collo «tanto da impedirmi di respirare – racconta – mentre cercavo in tutti i modi di divincolarmi mi mordeva le mani causandomi ferite e dicendomi “abbiamo cercato di farti capire di andartene ma tu insisti a restare, ora morirai, le telecamere non funzionano e non ci sono testimoni». Hosny ha cercato di difendersi con una sedia, ma gli è stata strappata di mano. «Mi ha colpito in testa – prosegue -, continuando a farlo anche sfruttando i pezzi ormai spezzati della sedia, ferendomi ulteriormente e sporcandomi di sangue il vestito». Sono stati momenti di grande concitazione. Hosny afferma di essere stato colpito con pugni anche mentre chiamava il 112. «Quando sono arrivate le forze dell’ordine – aggiunge – è stato raccontato che sono stato io ad aggredire. È l’ultimo di una serie di episodi che durano da quando sono rientrato al Centro islamico, a seguito della reintegrazione disposta dal giudice del lavoro che ha annullato il licenziamento disposto dallo stesso gruppo che mi minaccia, anche di morte».




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