Mediatore culturale pakistano: “Saman, Hina, Azka e Sana con famiglie provenienti dalla stessa zona del Pakistan”

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L’Italia deve bloccare l’immigrazione regolare da Paesi come il Pakistan. Da tutti i Paesi etnicamente e culturalmente lontani dalla nostra identità. Punto.

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«Saman? La sua famiglia viene dalle stesse parti, in Pakistan, di quelle di Azka Riaz, travolta e uccisa dal padre perché voleva occidentalizzarsi, delle “bresciane” Hina Saleem e Sana Cheema , ammazzate per lo stesso motivo, e della “carpigiana” Shahnaz Begum, morta perchè la figlia Nasheen Butt voleva vivere la sua vita. Sono tutti gruppi residenti dalle parti della cittadina di Gurjat, nel Pujab, in un raggio di una cinquantina di chilometri».

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In un attimo di pausa del processo per l’uccisione di Saman Abbas —al via stamattina a Reggio Emilia — lo dice il pakistano Ahmad Ejaz, mediatore culturale, rappresentante di Differenza Donna, storica associazione e parte civile nel procedimento.

La riflessione che arriva dall’attivista, che è anche giornalista, è piuttosto ampia: «La folta comunità pakistana che vive tra Lombardia ed Emilia-Romagna vive e pensa allo stesso modo: gente laboriosa. Ma sul matrimonio combinato la pensa allo stesso modo: un fatto ineluttabile, qualcosa che non si può cambiare, connaturato al loro modo di vivere la vita. Non credo sia in caso che gli episodi più eclatanti che hanno visto vittime,qui in Italia, ragazze che volevano vivere più liberamente, occidentalizzarsi, rifiutando un matrimonio combinato, vedano come sfondo famiglie provenienti dalla stessa zona del Pakistan, quel Punjab considerato piuttosto rurale».