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L’immigrato dal viso butterato: così è stato incastrato lo stupratore
La vittima dell’immigrato ora non può più andare a lavoro serenamente perché altri immigrati potrebbero stuprarla. Sono tra noi, e sono a caccia.
Il giudice delle indagini preliminari ha definito “cruente” le modalità con cui ha agito il 35enne ecuadoriano. La vittima, che subito dopo l’aggressore è stata accompagnata alla Clinica Mangiagalli, è ancora fortemente provata dall’accaduto. “Sono rimasta sconvolta per quello che mi è successo – conclude – Ho paura che possa accadere anche ad altre persone, ovviamente adesso ho anche molta paura ad andare al lavoro“.
“Mentre ero ferma sulla mia bici, mi accorgevo di una presenza alle mie spalle. – spiega la 29enne – Pensavo fosse qualche collega”. E invece si è ritrovata a tu per tu con lo sconsciuto: “Sentivo una mano che mi chiudeva la bocca, mi spingeva per terra e mi faceva cadere”. Colpita con un pugno in testa, la donna è finita sull’asfalto. A quel punto, il 35enne le ha sfilato i pantaloni e l’ha palpeggiata nelle parti intime. Lei ha tentato di difendersi come poteva, mordendogli la mano e urlando a squarciagola: “Gli dicevo ‘fermati’, che stava arrivando qualcuno”. Il coraggio l’ha ripagata: l’aggressore si è dato alla fuga a bordo dell’auto, una Citroën Nemo di colore grigio. La giovane, sotto choc, ha chiesto aiuto ai colleghi.
Questa è la società che vogliono i fautori dell’immigrazione di massa.