Come hanno mostrato gli ebrei, si può risorgere dalle ceneri di uno sterminio, ma non si può sopravvivere all’integrazione. Se uccidono anche milioni dei tuoi, i sopravvissuti ricostruiranno. Ma non si può ricostruire se tutti i tuoi si sono meticciati col nemico.
Oggi è il Giorno del Ricordo per i Martiri delle Foibe. Oltre diecimila uomini donne e bambini, massacrati dagli slavi perché italiani, con la complicità silenziosa di altri italiani. C’è, indubbiamente, chi ha più capacità di militarizzare i ricordi e le proprie vittime. Noi, per decenni, a causa di una colpevole volontà politica, abbiamo dimenticato i nostri martiri.
Ma non è solo la storia di un massacro. E’, prima di tutto, la storia dell’annientamento etnico e culturale di un popolo. La pulizia etnica di un popolo cacciato dalla sua terra. La nostra terra.
La prima ad essere sfollata fu Zara, colpita dai bombardamenti degli Alleati. Era il 1944. Ma nel dopoguerra è Pola la prima città a svuotarsi. Nell’inverno del 1946, gli italiani lasciano le loro case e i loro beni, e con poche valige abbandonano per sempre l’Istria. E’ l’inizio dell’esodo giuliano dalmata, la “catastrofe dell’italianità adriatica”.
La maggioranza degli abitanti di quelle terre scelse l’esodo e abbandonò le proprie case ed i propri averi per trasferirsi oltre confine, pur di fuggire dalla nuova realtà che veniva percepita come ostile e pericolosa.
Chi invece rimase assistette in breve tempo ad uno sconvolgimento totale del tessuto sociale, della vita politica, delle relazioni economiche e umane.
Questo accadde in Istria dopo la fine della guerra e la svendita della nostra sovranità all’internazionalismo sovietico da una parte, e alla falsa liberazione americana dall’altro.
10 febbraio, Giorno del ricordo. Domani alle 10.30 sarò a Basovizza per onorare la memoria dei nostri connazionali massacrati dai comunisti nelle foibe, colpevoli solo di essere ITALIANI.
P.s. Provo schifo per chi a sinistra, dopo 70 anni, ha il coraggio di negare, vergognatevi! pic.twitter.com/y8vmcWOMMb— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) February 9, 2019
Ma non è ‘solo’ il passato. Le Foibe come annientamento e sostituzione etnica ci parlano anche di oggi. Basta sostituire “oltre confine”, con “oltre quartiere” e l’oggi ci parla della stessa storia.
Gli Italiani erano maggioranza in Istria, grande maggioranza soprattutto nelle zone costiere: Pola, Fiume, Zara erano città italiane. Lo erano architettonicamente, culturalmente ed etnicamente. Oggi non lo sono più: per sovvertimento etnico.
E il genocidio etnico può avvenire in due modi: per annientamento degli autoctoni, o per lenta sostituzione degli stessi attraverso i “nuovi arrivati”: “immigrazione”.
Una sostituzione che hanno preparato da decenni, aprendo sotto i nostri piedi un’immensa foiba dove sono scomparsi 5 milioni di bambini italiani: mai nati.
E il colpo di grazia col crollo delle nascite e i suicidi causati dalla precarizzazione e dalle delocalizzazioni che poi sempre con l’immigrazione hanno a che vedere.
Non v’è differenza alcuna, in termini di esito finale, tra quello che avvenne nell’Istria italiana, e quello che avviene oggi nei quartieri delle nostre città. Lentamente, anno dopo anno, interi caseggiati e zone si spopolano di Italiani che “scelgono l’esodo e abbandonano le proprie case ed i propri averi per trasferirsi in altre zone della città, pur di fuggire dalla nuova realtà che viene percepita come ostile e pericolosa“, chi invece rimane “assiste in breve tempo ad uno sconvolgimento totale del tessuto sociale, della vita politica, delle relazioni economiche e umane“. E’ un genocidio con altri mezzi. I nipotini di Tito non utilizzano più oscure ferite nel terreno per sovvertire la demografia, oggi usano l’immigrazione. Non hanno neanche più il coraggio delle armi, sommergono invece di annientare.
E oggi come allora, non ci sono scuse per chi assiste e non fa nulla. Tra pochi decenni, nel territorio una volta chiamato Italia, bivaccheranno tutte le popolazioni del mondo, tutte tranne gli Italiani. Che saranno gettati e dimenticati nella foiba della Storia.
L’esito non è inevitabile. Si può decidere di chinare il capo e aspettare la fine, così come l’hanno preparata per noi preti, politici e intellettuali; oppure si può reagire. Reagire e combattere. Con ogni mezzo.
Fate la vostra scelta. Una gigantesca, silenziosa e buia “foiba” attende noi, i nostri figli e nipoti. Attende la nostra cultura e la nostra eredità. Per cancellarla dal futuro: per sempre.
Solitamente io mi inchino davanti a Dio, ma in questo caso faccio un’eccezione : davanti ai morti italiani e davanti a questo articolo. Nulla da aggiungere….
Vi ricordo che secondo quei filosofi a pelo dritto, dei leghisti
anche la Grecia era la loro terra
anche la Albania
anche la Libia
anche la Somalia
anche l’Abissina
Secondo questi malati mentali,
tutto i mondo e’ la loro terra
e tutti gli italiani sono leghisti o devono essere leghisti
In verita
la vera grave colpa dei partigiani e dei russi
e’ quella di non averli sterminati tutti
e aver ripulito il mondo da questa feccia