Il servilismo di Piantedosi e Meloni, che partirono per chiudere i porti e finirono per fare da mezzani agli scafisti, non basta.
Ignorando il principio di sovranità, la Ong ha più volte chiesto e preteso dall’Italia un porto in Sicilia. In particolare, in più occasioni è stato espressamente indicato come porto di sbarco quello di Pozzallo. È rilevante che una Ong, quindi un soggetto privato, pretenda di alzare la voce contro un Paese sovrano, chiedendo che venga assegnato il porto da loro stabilito per lo sbarco di soggetti irregolari, senza documenti. “Il tribunale competente valuterà la legittimità dell’assegnazione di questi porti per lo sbarco dei superstiti quando altri molto più vicini erano disponibili”, dice Msf.
Considerando che gli interventi che vengono effettuati da queste navi sono in acque SAR libiche o maltesi, quasi mai italiane dove il lavoro delle nostre forze navali è massimo, l’Italia comunque non arretra davanti al dovere di salvataggio. Questo anche se non è né il Paese che dovrebbe farsene carico e nemmeno quello più vicino, dove non viene mai fatta richiesta di porto. Per non parlare del menefreghismo dei Paesi di bandiera, che si lavano le mani dalle responsabilità derivanti dal concedere la bandiera a queste navi.
Detto che il porto più vicino è la Tunisia, qui il problema è di fondo: non è scritto in un nessun libro sacro che noi si debba accogliere in Italia i clandestini. Un governo serio chiude i porti, non gioca a nascondino con le ONG.
Il fatto che i porti dipendano completamente dallo Stato centrale fa comodo a quella regione inutilmente autonoma e fallita che dovrebbe essere più gelosa delle sue coste.