Baby gang in Veneto: parroco chiude l’oratorio, muri contro l’invasione

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Il Veneto di Zaia è fuori controllo. I figli degli immigrati regolari vanno a caccia di italiani e terrorizzano le città:

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A Montebelluna, le baby gang multietniche di immigrati si affrontano e si accoltellano tra la gente. Un prete, vista la violenza delle baby gang, ha chiuso il campo dell’oratorio: un muro, di quelli che i suoi superiori non vogliono alle nostre frontiere.

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Anche il campetto parrocchiale di Biadene è blindato: don Davide, parroco di Biadene e Caonada, ha deciso di chiuderne l’accesso. I ragazzi che lo vogliono utilizzare devono chiedergli la chiave e lasciare un oggetto come cauzione. Una scelta forte, quella del parroco, che sta suscitando dibattito in parrocchia e non solo. A fianco di molti che appoggiano la scelta del don, altri, invece, lo contestano. «Ufficialmente, la gente mi dà ragione – dice don Davide – ma qualcuno contesta, purtroppo senza metterci la faccia. Sono proprio loro che possono venire ad aiutare. Siamo di fronte a ragazzi abbandonati dagli adulti, che si lasciano andare a insulti, bestemmie, mancanza di rispetto. Nessuno ha detto loro di non venire, ma per farlo devono chiedere la chiave. E restituirla: non come è accaduto una delle ultime volte. Tollerare questa situazione non mi sembra nemmeno giusto verso le donne che puliscono la parrocchia».

Poi prosegue: «Alcuni ragazzi sono fuori controllo -prosegue- verso i luoghi e verso le persone. Al campetto venivano giovani che non si facevano problemi a bestemmiare, anche quando qualche fedele entrava in chiesa a pregare o per un funerale. Era un continuo urlare e poi non c’era attenzione neanche per l’abbigliamento. C’era chi lasciava rifiuti e poi di notte succedeva di tutto: abbiamo trovato alcolici, spinelli, preservativi». E fa riferimento poi ai fatti di cronaca dei giorni scorsi. «Sarà anche un’emergenza a livello nazionale -dice- ma noi ce la troviamo a casa nostra e le difficoltà non mancano. I dispetti, purtroppo, sono ormai all’ordine del giorno anche per noi». Il tema fa capolino anche nel bollettino parrocchiale della prossima settimana. «L’emergenza educativa c’è -scrive il don- Anche da noi. Approfitto di quanto circola sulla recinzione del campetto da calcio della parrocchia di Biadene per rilanciare la questione, perché siamo costretti a trovare insieme risposte appropriate. In questo momento la soluzione non è quella di far finta di niente, di lasciare che le cose vadano avanti senza dire o fare nulla, di abbandonare i ragazzi a fare quello che vogliono. Non si tratta neanche di delegare solo a qualcuno questo compito e neanche di puntare il dito. Ricordiamoci che ci sono dei diritti e dei doveri per tutti: anche per i ragazzi, per gli adulti e per i credenti».

Intanto, il 4 febbraio, i carabinieri hanno intensificato i controlli nelle zone del centro in cui i giovani si danno appuntamento. L’allerta è alta dopo l’accoltellamento di Maharrem Dedja, il 18enne preso di mira sabato sera in piazza Marconi da una quindicina di ragazzi e finito all’ospedale. La stretta riguarderà i luoghi frequentati dai giovani, in particolare: piazza Marconi, la zona della stazione ferroviaria, quella del municipio e il parco Manin. L’obiettivo è scongiurare altri fatti di sangue: si temono ritorsioni e violenze. Come peraltro è già avvenuto ai danni della sorella, aggredita lunedì in stazione dopo aver indicato uno dei possibili aggressori. Continuano le indagini per smascherare l’intero branco.

La rissa è scoppiata in piazza Marconi, all’altezza della pista di pattinaggio. E ha coinvolto una decina di ragazzini, tra i 15 e i 18 anni, in parte italiani ma naturalizzati. Stando alle prime ricostruzioni sembra che la scintilla sia partita per caso, dall’incontro di un paio di loro. Questioni in sospeso e vecchie ruggini che covavano sotto la cenere sono state tirate fuori in un crescendo di minacce, spintoni, e poi calci e pugni. Il gruppetto iniziale si è man mano ingrossato, coinvolgendo altri coetanei che si trovavano a passare per quello che è uno dei loro punti di ritrovo. Così la rissa è degenerata. E la gente che transitava per la piazza, molti giovani si è spaventata. Uno dei giovanissimi della gang, ad un certo punto, ha tirato fuori un coltello e lo ha affondato nel fianco del rivale. M.D., del 2004, è caduto a terra in una pozza di sangue. Urlava per il dolore, anche perchè la ferita è risultata profonda. Ed è stato a quel punto che una passante ha allertato il Suem 118. Un’altra telefonata è partita dagli stessi minorenni che hanno chiesto aiuto. L’ambulanza è accorsa in piazza Marconi e, contemporaneamente, è uscita una pattuglia dei carabinieri della locale stazione, guidata dal comandante Gabriele Favero. I sanitari hanno medicato il giovane e l’hanno trasferito in ospedale. Le sue condizioni non destano particolare preoccupazione, ma è stato fortunato. La coltellata è stata portata con l’intento di fare male e avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi. Sulla vicenda indagano i carabinieri.




Un pensiero su “Baby gang in Veneto: parroco chiude l’oratorio, muri contro l’invasione”

  1. lo sappiamo tutti che la vera causa di questa deportazione, sono i leghisti.
    Il Veneto ne e’ l’ennesima dimostrazione.

    Se i nonni dei leghisti fossero stati tutti infoibati, dai partigiani
    non avremmo nemmeno milioni di questi nazisti abbronzati.

    Un proverbio SACRO siciliano recita:
    “facette chiu dannu u cretinu, cu malacristianu” .

    tradotto
    “fa piu danni un cretino, che un delinquente.”

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