Di quella notte in testa ha solo dei “flash”. Il sapore del vino, bevuto per strada, per dimenticare una serata andata storta. Le urla dei passanti. Il risveglio in ospedale quando è già mattina. Troppo difficile, invece, riportare alla mente i volti degli aggressori. “Ho solo dei ricordi confusi in testa di quella sera, avevo bevuto. Ricordo che ero in strada. Poi ho un vuoto. Le ultime memorie sono le parole e i visi dei medici, la mattina in ospedale”.
La 42enne è stata vittima del branco a Milano. Una violenza “brutale” avvenuta in strada, in piena estate, quasi sotto gli occhi dei passanti. Ieri la donna ha deciso di rispondere alle domande del giudice e testimoniare al processo nel capoluogo lombardo a carico dei suoi tre aguzzini, alla sbarra per violenza sessuale di gruppo davanti alla nona penale del tribunale milanese. Sono Tidiane Amadou Barry, un guineano di 43 anni, e due egiziani, Ahmed Shaeban di 22 anni e Khaled Ghaly di 47 anni.
Era la notte tra il 2 e il 3 luglio scorso quando i tre l’hanno violentata a turno, dopo averla trascinata per i polsi dietro una siepe. Quella sera, come è stato ricostruito nell’inchiesta del pm Antonio Cristillo, la donna era sola e disorientata per via dall’alcool bevuto in strada dopo una discussione in casa con il marito. Così l’hanno afferrata e trascinata in un angolo, incuranti del fatto che qualcuno potesse assistere e chiamare aiuto. Poi l’hanno violentata. Due uomini, e un egiziano di 23 anni, sono stati fermati subito dopo dai carabinieri che sono stati avvisati dai passanti. Proprio due di loro, egiziani come uno dei due aggressori, erano intervenuti per aiutare la ragazza. Il terzo aggressore è stato rintracciato e arrestato un mese e mezzo dopo la violenza nell’indagine dei carabinieri, grazie alle immagini di sorveglianza della zona.
Il gip Massimo Baraldo nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere ha parlato di stupro di gruppo con “modalità brutali”, messo in atto “quasi alla vista dei passanti”. Nel provvedimento ha sottolineato che la 42enne è stata trasformata in un “oggetto di piacere” e trascinata “in una zona appartata dei giardini pubblici, respingendo coloro che cercavano di portarla via”. Il giudice ha anche parlato di abusi commessi “in un contesto di degrado, con disprezzo di valori basilari di pacifica convivenza e rispetto dei soggetti deboli”.
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Quindi quale sarà la condanna? La donna, come tutte le altre vittime ha già avuto la sua condanna, cosa aspettano i magistrati ad applicare la legge? Aspettano soros e la sua socia?