Cinesi tutti in fila per votare alle primarie del PD

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Gli immigrati servono al Pd come carne da urna. I suoi capibastone comprano il voto etnico. Per ora alle primarie. Poi, se non torniamo allo ius sanguinis integrale, alle elezioni Politiche. E’ questo che non comprendono i due ghiozzi al governo. La democrazia non esiste nelle società multietniche: il voto diventa una compravendita tra capistone e boss delle varie ‘comunità’ di immigrati.

Forse perché quei cinesi diligentemente in fila davanti ai seggi dem di Napoli li ancora abbiamo davanti agli occhi. Oggi non sono loro a tingere di giallo (in ogni senso) il congresso del Pd, ma piccoli Comuni che si gonfiano di iscritti fino a strariparne, a dispetto del numero di voti conquistati alle elezioni. Una sorta di miracolo della moltiplicazione delle tessere e dei bonifici con epicentro le province di Caserta, Avellino e Salerno, feudo esclusivo del governatore Enzo De Luca.

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E proprio a lui conducono tutti gli indizi delle anomalie fin qui registrate. A cominciare da Sessa Aurunca, estremo nord della regione, dove – fonte Corriere della Sera – a fronte di 1300 preferenze raggranellate alle elezioni politiche, il Pd oggi può contare su ben 900 iscritti. Qui il ras è Gennaro Oliviero, presidente del Consiglio regionale e, come tale, legato a filo doppio a De Luca. Entrambi, infatti, sostengono Stefano Bonaccini. Oliviero si è difeso collegando il boom di iscritti alla «novità» rappresentata a suo dire dal governatore emiliano. Ma la pezza si è rivelata peggiore del buco.

«Come fa a sapere che il magico e improvviso aumento riguarda un solo candidato?», gli ha infatti obiettato Marco Furfaro, portavoce della mozione che fa capo ad Elly Schlein. Ma i conti – informa Repubblica – non tornano neppure a Caserta città e Casal di Principe. Tanto è vero che l’ex-senatore Sandro Ruotolo ha già chiesto di fermare i motori. I veleni lambiscono anche l’Irpina, dove – scrive il Mattino – «un pugno di paesi con un migliaio di abitanti appena si ritrova con centinaia di tessere Pd». A pagarle, denunciano in un ricorso alle commissioni nazionale e regionale del partito alcuni dirigenti di Avellino, è stato «un sindaco estraneo del Pd». E, si sa, i sindaci sono i più sensibili al richiamo del potere regionale.




Un pensiero su “Cinesi tutti in fila per votare alle primarie del PD”

  1. La volta scorsa avevano reclutato gli zingari, generalmente pagando loro 1 euro a testa. Mi risulta che adesso i Rom ne abbiano chiesti almeno 2 a testa, con inevitabile raddoppio dei costi complessivi per il PD, che quindi sta ripiegando su altre etnie.

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