ChatGPT, il super software capace di imitare ogni stile censurato dagli africani

Vox
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C’è un esercito di “schiavi” digitali africani dietro la capacità di ChatGpt di esprimersi in modo politicamente corretto. Lavoratori sottopagati, che hanno filtrato i dati, leggendo per ore e ore migliaia di testi online per poi etichettare parole e concetti ritenuti “tossici” affinché non vengano usati dall’intelligenza artificiale che, sappiamo, utilizzando tutto il contenuto dell’internet globale senza filtro, sarebbe profondamente ‘razzista’.

E siccome questo software dovrà sostituire i giornalisti nella scrittura di articoli, deve essere stupido e autocastrato come i giornalisti.

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Presentato lo scorso novembre e sin da subito considerato l’innovazione tecnologiche più futuribile del 2022 ChatGPT sarà un esempio della prima intelligenza artificiale stupida.

Un’inchiesta della rivista Time rivela che l’azienda OpenAi, creatrice del Chatbot, ha appaltato alla società Samo l’etichettatura dei dati. E questa ha usato africani sottopagati per esaminare i testi presenti sul web e indicare le parole proibite.

BigTECH cerca in ogni modo di censurare la Rete. Internet, soprattutto i social, ha liberato il pensiero perché lo ha sottratto agli ‘editori’ e ai giornalisti galoppini, dandolo per la prima volta nella storia dell’uomo al popolo: cercano, in ogni modo, di tornare indietro.