Qatar si era fatto un partito islamico: “Parlamentari italiani (nomi secretati) nelle tasche di Panzeri”

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I paesi islamici si erano comprati una rete di deputati italiani i cui nomi sono, al momento, secretati. Immaginate quando avranno direttamente un partito islamico da loro finanziato:

Qatargate, soldi ai politici europei per finanziare il partito islamico

“Leggendo le conversazioni” delle intercettazioni di Antonio Panzeri, arrestato a Bruxelles per l’inchiesta Qatargate, “si comprende perfettamente come il gruppo Panzeri fosse in grado di muovere come marionette alcuni parlamentari, soprattutto italiani”. E’ quanto si legge riguardo le intercettazioni in mano ai magistrati belgi.

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“Con alcuni di loro parlano direttamente al telefono per indicare loro gli interventi da fare. E per complimentarsi dopo il passaggio in aula. Al momento i nomi di questi parlamentari sono coperti, così come impone la legge, da ‘omissis’. Ma se dovesse arrivare l’autorizzazione dal Parlamento a liberarli, dalla montagna si staccherebbe una nuova valanga. Sempre italiana”.

Le foto documenterebbero il passaggio di soldi. Si tratta di foto scattate dalle telecamere di sicurezza dell’hotel Steigenberger Wiltcher a Bruxelles e che hanno registrato il percorso del denaro del Qatargate.

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È il 10 ottobre scorso. Mancano cinque settimane all’inizio dei Mondiali di calcio. La scena si svolge in uno degli hotel di maggior lusso della capitale belga. Secondo gli inquirenti. All’incontro avrebbero partecipato il ministro del Lavoro del Qatar, Ali Ben Samih Al Marri, Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, che aveva con sé in carrozzina la figlia che ha con Eva Kaili.

Quando Panzeri esce dall’albergo ha in mano la stessa borsa che aveva con sé quando è arrivato in albergo, con la differenza che quando esce “sembra più piena”. Le immagini con Panzeri e Giorgi in albergo sono state prodotte dai magistrati belgi come prova della corruzione.

(Nella prima foto si vedono a sinistra Francesco Giorgi con la carrozzina e Antonio Panzeri con una borsa, quando arrivano in albergo).

Leggendo gli estratti delle intercettazioni telefoniche riguardanti le numerose conversazioni tenute da Antonio Panzeri e Francesco Giorgi si può percepire qual era l’influenza che queste persone avevano nei confronti di tanti europarlamentari. I soldi ritrovati e i preziosi regali hanno fatto comprendere la dimensione economica dello scandalo di Bruxelles, ma le telefonate, secondo gli inquirenti, sono risultate determinanti per comprendere la natura dei movimenti e delle strategie messe in piedi da quella che sarebbe stata una vera e propria organizzazione malavitosa. “Infiltrare e inquinare la democrazia europea”; era questo l’obiettivo dell’ex europarlamentare Panzeri e dei suoi sodali come ha scritto in maniera cruda il magistrato belga Micheal Claise.

Dalle intercettazioni è emerso un quadro fosco. Panzeri e Giorgi riuscivano, senza grossi problemi, a indirizzare molti europarlamentari, soprattutto gli italiani, spingendoli a seguire i loro voleri. Per il momento non si conoscono i nomi delle persone coinvolte, che ovviamente sono, come prevede la legge, coperti da omissis ma, qualora dovesse arrivare l’autorizzazione dal Parlamento europeo a renderli pubblici, un nuovo tsunami si abbatterebbe su Bruxelles. Al centro della vicenda spicca la figura dell’ambasciatore marocchino Abderrahim Atmoun con il quale Panzeri intratteneva rapporti molto stretti. Per gli investigatori i regali e i viaggi costosi pagati a tutta la famiglia arrivavano da questa fonte. “A proposito vengono pure mia figlia e il marito”, aveva comunicato l’ex europarlamentare del Pd all’ambasciatore riferendosi a una vacanza da trascorrerre dal 27 a dicembre al 5 gennaio a Marrakech. “Anche lui. E dai sei un rompiscatole”, era stata la risptsta scherzosa di Atmoun. Dalle telefonate sono usciti anche i nomi di Andrea e Maria che gli inquirenti associano all’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino e alla parlamentare europea Maria Arena che hanno un filo diretto con Panzeri e Giorgi. Soprattutto con l’Arena i rapporti erano di grande confidenza e complicità. “Conosci Nizza di Sicilia? È un paese a un’ora da Catania, c’è una piccola casa sul mare, la vendono a 40mila euro”, ha riferito Panzeri all’auroparlamentare in una delle ultime telefonate.

Panzeri e Giorgi, si evince dalle intercettazioni, hanno lavorato alacremente per manovrare gli interventi in Parlamento in favore del Qatar. Come riporta il quotidiano la Repubblica in particolare Giorgi si preoccupava di chiamare gli europarlamentari di riferimento per poi complimentarsi dopo il passaggio in aula. Una macchina perfettamente oleata che riceveva puntualmente il consenso dell’emirato. Anche la temuta plenaria sui diritti umani poco rispettati in Qatar, vissuta come uno spauracchio da Panzeri, alla fine è stata disinnescata. “Volevo solo parlarti perché nel gruppo si sta formando un certo atteggiamento di spinta per la plenaria riguardante il Qatar, e noi abbiamo risposto che c’è l’evento del 14 novembre… (quello sulla discussione sulle libertà civili, ndr). Dobbiamo trovare un modo per calmare questa dimensione”, sono le parole preoccupate emerse dalle conversazioni telefoniche, ma alla fine tutto è rientrato. È bastato regalare alcuni biglietti delle partite top del mondiale di calcio per riportare all’ovile gli europarlamentari più scettici.