I centri di espulsione devono essere vere e proprie prigioni militari nei pressi di basi aeree. Gli ospiti, sempre dei criminali, trattati come meritano e inviati in Uganda.
Un clandestino è morto ma un altra è rimasto solo ferito in un incendio appiccato dai clandestini nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Restinco-Brindisi. Lo conferma la Polizia.
A quanto si apprende, un ospite della struttura ha appiccato l’incendio e un altro è morto intossicato dal fumo mentre dormiva.
L’incendio sarebbe stato appiccato come “forma di protesta”. A guidarla un clandestino del Gambia.
La vittima sarebbe del Marocco e avrebbe poco meno di 40 anni. Le fiamme sarebbero partite da un materasso e si sarebbero propagate.
Diverse le rivolte con la regia dell’estrema sinistra che si sono verificate nei Cpr di tutta Italia, (il più famoso a Lampedusa, Foto, quando ancora i clandestini non venivano sparpagliati in tutta Italia ma rimpatriati direttamente da lì) anche con danni gravi alle strutture, tanto da rendere a lungo inagibili diversi settori. Stavolta è andata quasi bene.
Spesso, come riferito dagli inquirenti, a innescare i i venti di ribellione è la concomitanza con la partenza, la mattina successiva, del volo di rimpatrio verso i Paesi d’origine. Sempre sobillati dalle ong che sostano fuori da questi centri.
Bene che uno è morto, speriamo anche per il secondo
Pochi.La tragedia è che ne è morto uno solo.