Ecco chi ha dato la cittadinanza italiana a Soumahoro: la prima moglie

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Orripilante. Ecco la ex signorina che ha dato la cittadinanza italiana al militante africano Soumahoro. Dietro un invasore c’è sempre una di quelle. Certe immagini andrebbero censurate come sconce, invece sono ovunque nei media.

Il caso Soumahoro si trasforma in una vera e propria telenovela: ora spunta anche una prima moglie, Dafne Malvasi, bionda poetessa pugliese che il parlamentare ivoriano aveva sposato 14 anni fa, a Napoli, con tanto di articoli zuccherosi su Corriere della Sera e Repubblica.

Repubblica scrisse: “Sposi multirazziali contro l’intolleranza dei napoletani”

Ridente cittadina
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«Si sono conosciuti nel 2004, alla mensa dell’università. Lui di colore, lei bionda come la protagonista di un vecchio ma sempre efficace film che è di rigore citare in questi casi: “Indovina chi viene a cena”. Ma le opposizioni alla loro unione, Aboubakar e Dafne non le hanno trovate in famiglia…»: era l’incipit del petaloso articolo datato 10 marzo 2008 su Repubblica, dedicato alle romantiche nozze di Aboubakar Soumahoro con la prima moglie Dafne Malvasi, celebrato a Pianura addirittura dall’allora sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino. «Abou e Dafne, sposi multirazziali contro l’intolleranza di Pianura», titolava il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. «Ci siamo conosciuti il 14 luglio 2004 alla mensa universitaria», aveva raccontato la sposina, laureata in lingue con una tesi sull’ America Latina.

Su Soumahoro si sprecavano le frasi da fotoromanzo: «Abou, che era venuto dalla Costa d’ Avorio per studiare in Italia, aveva pure scherzato sulla data: «È stata la presa della Bastiglia. Io rimasi incantato». E ancora, scriveva la giornalista di Repubblica: «Aboubakar Soumahoro come leader della comunità africana difende i loro diritti, è coordinatore nazionale per la questione immigrati. L’ impegno di discutere con le autorità per trovare una soluzione alle convivenze difficili è quotidiano. Ma c’è chi giura che un sorriso radioso come quello con il quale Abou è andato a sposarsi, non gliel’aveva visto mai».

Quattordici anni dopo, la “sposina innamorata” non deve essere rimasta in rapporti idilliaci con il deputato con gli stivali. Non una parola in difesa di “Abou” sui social, nonostante i suoi tanti interventi da femminista militante. Teoricamente, dovrebbe essere la prima a farlo, dato che è impegnata nelle stesse battaglie politiche condivise dal suo ex marito. Invece, a precisa domanda risponde con insofferenti “no comment”. Nessuna risposta, neppure ai giornali che l’hanno interpellata. Silenzio assoluto: non tutti i fotoromanzi hanno il lieto fine.

Almeno non si sono riprodotti.




9 pensieri su “Ecco chi ha dato la cittadinanza italiana a Soumahoro: la prima moglie”

  1. Temo che ormai la situazione è precipitata e siamo ad un punto di non ritorno. Maschi omuncoli e femmine puttane. Anche se le seconde sono conseguenza dei primi. Perché se ci fossero uomini nel senso più stretto del termine, a nessun maschio negroide verrebbe liberamente consentito di avvicinarsi ad una donna bianca. Invece si fanno i cazzi loro e permettono che questi abomini vengano tranquillamente consumati.

    A proposito di questa tizia di cui solo oggi ho conosciuto la sua inutile e dannosa esistenza, guardate come si descrive nel sito della testata per cui lavora:

    “Dafne Malvasi è nata a Napoli e vive “temporaneamente” a Torino da molti anni. Attenta osservatrice delle tematiche legate al gender gap e parte attivista dei movimenti femministi, è vincitrice del XII Premio Poesia Città di Pesaro, per il Premio Letterario Internazionale “La Donna si racconta”. Scrive delle donne che contribuiscono alla costruzione delle nostre identità, decostruendo pregiudizi e stereotipi di genere. Ama la poesia e i sud del mondo.”.

    (www.fmag.it/autore/dafne-malvasi/)

    Ama i sud del mondo. Pensate un po’. Queste femministe, tutte ribelli col maschio bianco, e al contempo sottomesse a quelli di altre razze e speci.

    1. comunque non e’ esatto dire che gli italiani, sono tutti uguali
      altrimenti finiamo nella mediocrità intellettuale dei leghisti

      bisogna vedere quante di queste donne,
      sono realmente disposte ad accoppiarsi con i negri,

      Cosi come e’ anche vero, che non tutti i maschi italiani, sono dei mezzi finocchietti sottomessi alla figa.

      Tuttavia il fatto che in soli due anni di tempo, con la propaganda siano riusciti a vaccinare l’80% degli italiani, (di cui le punte massime si registrano in Veneto)
      e’ un dato allarmante,
      perché nello stesso modo potrebbero convincere sti deficienti
      di qualsiasi cosa,
      compreso che accoppiarsi con un islamico, sia figo.

    2. E che fai,ti metti nei guai?
      Fosse per me,queste sciacquette meriterebbero tanti di quei calci ai glutei fin quando non gli diventano dispari.

      1. Io da solo non posso fare nulla. Ci vuole una presa di coscienza da parte di tutti i maschi di razza bianca. Quantomeno la metà. Sarebbe sufficiente. Invece quelli che teniamo a noi stessi, al nostro onore, ci contiamo sulle punta delle dita.

        Tu pensa che gli abominevoli filmati porno interrazziali tra ne(g)ri e bianche, sono in prevalenza guardati da maschi bianchi. Cioè costoro si eccitano e si segano vedendo il ne(g)ro che li umilia sessualmente. Mah.

  2. diciamo che è la solita femminista cessa, perchè decisamente è racchia, e di sinistra col mito nella nerchia negra, credo che sto tizio se la sia inculata bene bene e non solo metaforicamente

    per legge se una scimmia divorzia da una italiana benche’ troia la scimmia deve perdere la cittadinanza!

    1. No vabbè, il problema qui più che quello estetico è quello del cervello. Malato di femminismo e terzomondismo. Dunque una mente deviata che l’ha spinta a congiungersi con un ne(g)ro. Fatto per la quale, una donna bianca merita l’emarginazione sociale a vita. Se vivessimo in una società moralmente sana.

      Certamente è come affermi tu. Una cittadina che sposa uno straniero deve assumere la cittadinanza del coniuge. Come avveniva fino al 1975.

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