Volontario ONG: «Nostra missione è portarli tutti in Italia, non salvarli»

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E la gestione a bordo da parte della ONG?
Le ONG sono molto organizzate. I miei rapporti con loro sono diventati difficili perché noi raccontavamo alla polizia ciò che succedeva, ma loro non ritenevano fosse nostro compito. Nessuna informazione doveva uscire al di fuori dei comunicati o delle foto divulgate da loro. Eppuresi vedevano anche fatti rilevanti, per esempio chi guidava lo scafo.

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Inoltre, io dicevo: «Ok, salvo tutti ma poi bisogna distinguere i buoni dai cattivi» e denunciare questi ultimi alla polizia (perché l’“hub libico” è incontrollato e ci passa di tutto), mentre per la ONG questo non era pensabile, si doveva salvare tutti, certo, ma anche portare tutti in Italia.

Le attività di queste ONG private, grazie alle quali, la “merce umana” viene in molti casi, trasbordata da una nave all’altra, si mantiene anche grazie alle donazioni di privati, che forse sono ignari di come si è operato in mare ed è possibile che non sappiano che molte di queste persone emigrano forzatamente e non volontariamente in Europa e che tra di loro ci possono essere criminali, come personalmente ho segnalato, o solamente persone che cercano una modalità illegale per entrare in Italia.

E rischiano di incentivare la prosecuzione di quel traffico…
… un traffico di persone deboli, che – come detto – in molti casi sono costretti a migrare. Poi arrivati in Italia certamente trovano cose che magari non hanno in Nigeria. Ma non è che realizzi un loro sogno, anzi, si ritrovano in mare contro la loro volontà. È chiaro che la colpa è della Libia, e i migranti pur di non restarci andrebbero ovunque. Le donne incinte mi dicevano di essere state violentate: «Siamo state mezzo di piacere per i libici e questa è la conseguenza». Poi chiaramente le ONG offrivano loro l’aborto. Sono carne da macello, così debole da non sapere dove andare, sfruttati in Libia, gli uomini costretti a fare i lavori più umilianti e picchiati, le donne usate, e poi spediti in cima ai gommoni. Questa povera gente non si aiuta facendola venire qua, ma vanno liberati là, non devono finire nelle mani dei trafficanti.

Anche il dovere morale di soccorrere è ben diverso dall’andare sistematicamente a prenderli…
Credo che il primo dovere morale sia cercare di non farli partire, altrimenti continueranno a morire.

Questo ‘volontario’ è un po’ confuso. La sua testimonianza vale per la conoscenza diretta di quello che accadeva a bordo, quanto al quadro generale, non lo capisce: ricordiamo che in Libia non ci sono nati, ci sono andati giorni prima per imbarcarsi. Noi, poi, dobbiamo mantenere le nigeriane e i loro figli.




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