Nulla più di una comparazione delle nazionali di calcio da un mondiale all’altro dà l’idea della sostituzione etnica in corso in Europa.
Ormai non esiste squadra nazionale dell’Europa occidentale che rappresenti la propria popolazione autoctona. Il caso più eclatante è sicuramente la Francia, che da squadra quasi totalmente bianca nel 1982 e nel 1986 è passata ad essere una squadra quasi totalmente africana nel 2006 e nel 2010. Con un dietrofront dal 2010 dovuto agli scarsi risultati, che oggi vede la Francia avere comunque una quasi maggioranza di calciatori africani.
Come l’Olanda. Che non è più quella di Crujff ma nemmeno quella quasi olandese di Van Basten e Bergkamp negli anni ’90 o quella vice campione del mondo nel 2014.
O l’Inghilterra, che era totalmente bianca nel 1990 e oggi è diventata come la Francia.
Ma il caso più drammatico, per velocità, è la Germania: oggi la metà circa dei giocatori è non tedesca. Squadra lontana da quella che vinse nel 2014 con un paio di ‘stranieri’.
Del resto, nell’ultimo Europeo vinto, l’unica squadra dell’Europa occidentale totalmente autoctona era l’Italia.
Oggi solo le squadre dell’est sono davvero europee. Serbia e Croazia ad esempio. Dando ragione a chi dice che il consumismo ha fatto più danni del comunismo. Oppure, per trovare altre squadre europee, bisogna andare in Sudamerica con l’Argentina e l’Uruguay.
Stanno uccidendo tradizioni e differenze in nome del meticciamento. E il calcio ne è solo un aspetto. Non a caso non esistono quasi più differenze nel tipo di gioco, come esistono Mc Donald’s sparsi in tutto il mondo.
E’ uno schifo il mondo di Infantino.