Nigeriano devasta la Caritas al grido: “Voglio essere rimpatriato”

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Li tengono praticamente prigionieri nei centri accoglienza pur di non perdere i soldi.

Ha dato in escandescenze un ospite della Caritas di Avellino e, dopo aver ribaltato cassonetti e vandalizzato i locali, si è scagliato contro carabinieri e poliziotti armato di un grosso cacciavite brandito come un coltello, al grido di “Fatemi rimpatriare”.

E’ accaduto questa mattina, presso la struttura di Via Morelli e Silvati dove Emanuel, un 32enne immigrato, già in passato sottoposto a TSO, ha causato il panico tra il personale in servizio.

Non rimpatriano nemmeno i matti che preferiscono tornare in Nigeria. Lo Stato italiano è ridicolo.

Ssono stati gli stessi volontari della Caritas ad allertare le Forze dell’Ordine, nel momento in cui hanno visto il nigeriano fuori di testa.

Già in passato, il richiedente asilo si era reso protagonista di un episodio simile, culminato con la somministrazione di un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Espulso? No.

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Dopo essere stato disarmato, tuttavia, è accaduta una situazione alquanto paradossale: la Prefettura di Avellino, nonostante gli abbia garantito la consegna, in tempi brevi, di tutti i documenti necessari a soddisfare la sua richiesta di rimpatrio, lo ha affidato nuovamente alla Caritas.

“Fatemi rimpatriare”, immigrato dà in escandescenze alla Caritas

Nemmeno un giorno di galera. Nemmeno l’hanno caricato sul primo aereo. No, i documenti.

L’episodio di Emanuel rievoca, indelebilmente, quanto accaduto lo scorso 30 luglio a Monteforte Irpino, quando Robert Omo, 24enne immigrato nigeriano anch’esso preso in affido dalla Caritas, scappò dalla struttura di Via Morelli Silvati e, con una violenza inaudita, uccise a martellate il commerciante 56enne di origini provocando, inoltre, il grave ferimento di Krasimir Petrov Tsankov, 49enne bulgaro, successivamente dimesso dall’Ospedale “Moscati” di Avellino.




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