Stupro Campus, il piccolo senegalese ne ha stuprate altre

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Un ‘percorso di recupero’. L’unico recupero è togliere la cittadinanza e rimandarlo in Senegal.

«Incontenibile», «senza una guida» e «sfuggito da tempo al controllo dei familiari»: un giovane che «vive da sbandato». Così è descritto negli atti dell’inchiesta il 17enne in carcere con l’accusa di aver stuprato una studentessa all’interno del collegio universitario di via Borsellino. Di lui il gip scrive anche che è «violento» e «incurante della sofferenza altrui». Elementi che, incasellati l’uno dietro l’altro, hanno guidato il giudice nella decisione di disporre la custodia cautelare in carcere, dove potrebbe essere avviato anche un «percorso di recupero». Perché al momento, chi ha analizzato il caso sostiene che il ragazzo «potrebbe stuprare ancora». E altrettanto inquietante appare l’ipotesi che possa averlo già fatto.

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Le modalità e le circostanze che hanno segnato la violenza di cui è accusato istillano tra gli inquirenti il dubbio che non si sia trattato di un episodio singolo, legato all’opportunità del momento. Ed è anche per questo motivo che il procuratore capo Emma Avezzù ha dato istruzione alla squadra mobile di rispolverare i fascicoli, dal primo ottobre alla data dell’arresto, che raccontano aggressioni sessuali e molestie. Casi di cui al momento non si conoscono gli autori. Gli inquirenti sono in possesso del Dna e delle impronte digitali del 17enne. Tracce che possono essere messe a confronto con quelle trovate su altre scene del crimine. Non solo, si vaglieranno anche le descrizioni fornite da alcune donne vittime di violenza per valutare eventuali comparazioni con le caratteristiche fisiche del ragazzo.

Alcuni piccoli indizi inducono a pensare che possano esserci precedenti. Negli uffici della Procura dei minori, infatti, è presente un fascicolo aperto tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre in cui si ipotizza che il ragazzo abbia molestato telefonicamente alcune donne, alle quali mandava «messaggi con un arrogante e volgare contenuto sessuale». Il telefono utilizzato sarebbe stato rubato. Il presunto precedente — al momento l’indagine non è chiusa — è stato rappresentato dal magistrato nel corso dell’udienza di convalida. Il procuratore ha mostrato anche le immagini dalle quali emergerebbe che il giovane abbia seguito un’altra studentessa fino al collegio, per poi accedere all’edificio usando la rampa del garage.

C’è un altro tassello da chiarire che riguarda lo smartphone del ragazzo: «Sembrerebbe essersene liberato — scrive il giudice — per allontanare da sé la prova di un reato, così come aveva fatto con il cellulare usato per molestare le donne al telefono». E, infine, «il rapporto» del minore con la ketamina, la cosiddetta droga dello stupro. Il 17enne ne ha preso le distanze, salvo poi raccontare di averla offerta alla vittima per «imbonirla» dopo la violenza. «Ci sono ancora diversi punti che devono essere delineati — sottolineano gli avvocati Gianluca Bona e Giuseppe Vitello —. In questo momento il nostro assistito si trova in cella di isolamento e sta cercando di razionalizzare gli eventi. Ha compreso il disvalore del proprio gesto, ma ha bisogno di tempo e di aiuto per capirne le conseguenze».




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