Antiterrorismo: “Rapper africani vogliono la guerriglia urbana in Italia”

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I trapper afroislamici vogliono portare la rivolta afroislamica delle banlieu francesi in Italia: sono le seconde e terze generazioni che distruggono le società ospitanti dall’interno. Sono i ricongiungimenti familiari che importano il caos in Italia.

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«Ma voi sapete chi sono io? L’artista. Io sono Baby Gang!» scandiva in faccia ai poliziotti che l’11 aprile l’avevano fermato per un controllo nel traffico, quello stesso «Baby Gang» alias Zaccaria Mouhib. Uno dei figli di immigrati nati in Italia che, d’inchiesta in inchiesta, e fra gambizzazioni, sequestri di persona, tentati omicidi dei rivali (e canzoni di successo, contratti milionari con le case discografiche, centinaia di migliaia di follower), tanto racconta di quest’ultima estate violenta dei musicisti, e tantissimo ci dice di questa generazione e degenerazione.

Ebbene di Zaccaria, 21 anni, nato a Lecco e residente a Sondrio, figlio di genitori del Marocco, una geografia esistenziale tra appunto l’ex padania felix della provincia lombarda e la periferia di Milano, a cominciare dalla San Siro vecchia imperniata su piazzale Selinunte che i ragazzini nordafricani considerano caput mundi, le ripetute annotazioni di polizia e carabinieri elencano quanto segue: «Mouhib manifesta una grave, attuale e concreta pericolosità sociale… Il ragazzo è persona dedita alla commissione di reati che mettono in pericolo la sanità, la sicurezza e la tranquillità pubblica… Si è reso autore, sin da minorenne, di numerosi reati contro la persona e contro il patrimonio quali rissa, furto, lesioni personali, istigazione a delinquere, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, diffamazione, spaccio di sostanze stupefacenti…».

E non puoi espellerlo, perché è ‘italiano’. Ecco perché, oltre a bloccare il flusso in ingresso abrogando i ricongiungimenti familiari, dobbiamo anche tornare allo ius sanguinis.

Secondo l’avvocato Niccolò Vecchioni, 41enne legale del teppista nonché di ulteriori indagati, sono persone perbene, sono onesti lavoratori, sono individui estranei al circuito del male: la prima generazione lavora per vivere e ringrazia il cielo di non essere espulsa, le seconde generazioni, invece, pretendono e odiano i figli degli autoctoni. Anche perché odiano in primis se stessi, non essendo italiani ma non essendo più nemmeno africani. E chi non ha identità precisa è sempre violento: esprime la propria rabbia all’esterno.

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Per questo, oltre che per proteggere la nostra di identità, loro devono restare fuori da casa nostra: vuoi venire a lavorare? Vieni, lavori, e poi torni a casa. Non ti porti dietro dieci piccoli Mohammed.

Detentore di una carriera intensa, già inquirente contro il terrorismo di sinistra e di destra, autore delle nuove indagini sulla strage di piazza Fontana nonché impegnato contro l’eversione di matrice islamica e la criminalità organizzata, l’oggi 67enne Guido Salvini è il gip che, accogliendo l’articolato impianto accusatorio della pm Francesca Crupi, ha firmato le ordinanze delle 20 custodie cautelari (9 a luglio e 11 a ottobre) a carico dei trapper e dei loro sodali, e che ha condotto gli interrogatori.

E’ stato lo stesso Salvini a ricordare che «le manifestazioni violente dei trapper si ispirano in qualche modo ai tumulti che avvengono nelle banlieue francesi».

Inevitabile, al proposito, tornare all’aprile 2021 quando nell’area di piazzale Selinunte trecento piccoli immigranti costruirono uno scenario di guerriglia urbana attaccando le forze dell’ordine.

Sono la più grande minaccia al nostro futuro. A questi non vanno tolti i cellulari, vanno tagliate le palle.




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