Muro di Berlino non doveva cadere: si stava meglio negli anni ’80

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Mentre tutti celebrano la sua caduta, noi la piangiamo. La sua caduta ha liberato il male. L’equilibrio che teneva in piedi la nostra civiltà è caduto con lui. E, più del comunismo, il consumismo liberato dal proprio nemico ha mostrato che può fare molti più danni a lungo termine.

Credevamo fosse un ostacolo al progresso era, invece, l’architrave che teneva in equilibrio il mondo. Che teneva lontano il degrado della globalizzazione.

Chi è nato dopo non può saperlo, chi è nato prima non può dirlo. Sarebbe ‘anatema’ nel ‘migliore dei mondi possibili’ dove, ci dicono, viviamo. Ma si stava molto meglio quando il Muro di Berlino era ancora in piedi.

Erano gli anni ’80. Quelli dell’ottimismo. Quelli di un’Italia senza immigrati. Di Rocky e Reagan.

All’epoca non lo sapevamo, non potevamo saperlo, ma quel muro, quel segno di oppressione, era a protezione della nostra prosperità. Quell’equilibrio tra due mondi che è crollato insieme al muro era decisivo per quello che eravamo. E che ora non siamo più. Persi nel disordine nato da quella caduta.

Era l’unico ostacolo allo scatenarsi di quel fenomeno che sta impoverendo le nostre società e che passa sotto il nome di ‘globalizzazione’.

Oggi si celebra la sua caduta, ed è normale, visto che è stata quella caduta ad avere spalancato le porte alla Globalizzazione e che i media sono tutti di proprietà di chi, dalla globalizzazione, ha guadagnato. La Storia la fanno sempre i vincitori, perché possiedono i mezzi di comunicazione.

In realtà, noi italiani – come tutti i cittadini delle nazioni occidentali e per certi versi anche quelli delle nazioni orientali – stavamo molto meglio prima del 1989. Gli effetti non si sono visti subito, perché gli equilibri sopravvivono sempre ancora un po’ a se stessi, per inerzia, ma sono stati devastanti.

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E se oggi siete in grado di respingerli è perché avete vissuto, dopo la seconda guerra, dietro quel muro: quel muro, non lo sapevate, ma vi ha protetto dalla propaganda nichilista che ha annientato i popoli dell’Europa occidentale.

E sotto quel muro sono rimasti i sogni e le speranze, è rimasta la sicurezza di quel piccolo mondo antico nel quale vivevamo. Prima, prima dell’ondata di immigrati che è figlia di quel crollo, potevi uscire la sera, rientrare tardi la notte: anche se eri una donna sola.

Non c’erano zingari – erano pochi – non c’erano africani alle stazioni, non esisteva la concorrenza al ribasso cinese. Gli indiani non chiudevano le nostre acciaierie. Tutto grazie a quell’equilibrio. Grazie a quel maledetto muro. E non c’era nemmeno la Merkel, che è nata nella DDR.

Quindi, che cosa, esattamente, ci sarebbe da festeggiare? Quella caduta ha liberato demoni che pochi o nessuno avevano previsto, inebriati dal gusto dolce della libertà altrui. Che poi, è ‘libertà’ fino ad un certo punto. Il guinzaglio lo abbiamo al collo, ma ci siamo abituati. Abbiamo la libertà di consumare, ma non più diritti da esercitare.

Anche nella ex Germania dell’Est, nei territori orientali dell’attuale Germania Federale, in molti rimpiangono quel piccolo mondo antico – illiberale, certo – nel quale erano tutti tedeschi, forse meno liberi, ma anche meno diseguali, e c’era, forse, meno sfruttamento di quanto ce ne sia oggi. C’è anche un termine che descrive questo sentimento OSTALGIE, nostalgia di quel tempo che è meravigliosamente rappresentata nel film Good Bye Lenin. Perché non viviamo nel migliore dei mondi possibili, come i media di distrazione di massa ci dicono ogni giorno. Viviamo una realtà che dietro una libertà apparente, nasconde una schiavitù profonda dell’individuo.

In realtà, i cosiddetti comunisti di oggi hanno molto poco a che vedere con quel mondo operaio un po’ grigio ma solido, familiare, quasi identitario nella sua evoluzione. Oggi Marx è stato sostituito da un trans, un nano e una ballerina.

E comunque, a noi, la contrapposizione con quel mondo permetteva al nostro di essere migliore. Impediva all’entropia che è nell’evoluzione di tutte le cose di sprigionarsi. Appoggiarsi a quel muro era, per la nostra civiltà, il modo migliore per non degradare nell’entropia.

Quando sentite qualcuno parlare di “costruire ponti”, mettete mano alla pistola. I muri, solo i muri ci salveranno.

Il nemico è il segreto di una grande civilizzazione. Quando non hai più un nemico, un muro al quale appoggiarti, collassi come civiltà. E non te ne accorgi neanche. Festeggi.




7 pensieri su “Muro di Berlino non doveva cadere: si stava meglio negli anni ’80”

  1. P.S. Complimenti Vox per aver riproposto questo articolo come ogni 9 novembre. Fa veramente bene rileggerlo.

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