Lo stupratore africano di Torino è ancora in fuga e a caccia di italiane

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Un africano ha seminato il panico e ancora oggi, a quasi una settimana dalla stupro avvenuto nella residenza universitaria Borsellino, un fatto che ha sconvolto la città di Torino, il mostro è uccel di bosco. Come quello che a Roma ha stuprato una donna alla Garbatella: libero dopo ormai mesi di ricerca.

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Restano le lacrime, lo shock e una vita segnata per la ragazza violentata, che solo ieri è stata dimessa dall’ospedale, e per quell’adolescente selvaggiamente picchiata qualche ora prima, forse dallo stesso africano.

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Polizia e carabinieri indagano e hanno messo in campo forze straordinarie. Inutilmente: perché devi respingere gli stupratori alle frontiere, quando sono dentro: è tardi.

A dirigere le indagini c’è Luigi Mitola, il capo della mobile, l’uomo che, dopo mesi di accurate investigazioni, aveva individuato e arrestato il killer di Alberto Musy. Gli inquirenti, però, almeno allo stato dei fatti, possono contare su pochi elementi, ma alcuni indizi porterebbero ad un preciso responsabile che al momento, però, non si trova e che potrebbe essere fuggito lontano, forse a bordo di un Flixbus preso al volo al Terminal di corso Vittorio Emanuele II, non lontano dal collegio universitario. Per questo sono stati acquisiti i video delle telecamere di sorveglianza del parcheggio dei pullman. Si cercano fotogrammi da comparare con quelli registrati al Campus e che confermino in qualche modo la fuga dello stupratore. Verosimilmente, si starebbe facendo altrettanto anche nelle stazioni ferroviarie della città, Porta Susa (più vicina al Borsellino) e Porta Nuova. Il mostro sarebbe fuggito, ma non all’estero perché si ritiene che sia privo di documenti validi per l’espatrio, ma in qualche altra città italiana, Milano, o forse Roma, dove meglio può confondersi tra gli “invisibili”. La giovane studentessa universitaria, ora che ha lasciato l’ospedale e che forse si è parzialmente ripresa dallo shock, potrebbe fornire agli inquirenti nuovi elementi utili alle indagini. Ricordi che potrebbero riaffiorare e così fornire indizi su incontri casuali avvenuti, ad esempio, nel recente passato all’interno della residenza o nelle sue vicinanze. Resta, almeno nell’immaginario collettivo, la fuga dell’uomo nero lungo le vie della città. Come un’ombra, una fiera arrabbiata che cerca di scampare dai cacciatori, e di non lasciare tracce. Ma qualche errore potrebbe averlo commesso, tant’è che nella mani della polizia ci sarebbero «elementi seri» e decisivi per individuarlo e assicurarlo alla giustizia già nelle prossime ore.




Un pensiero su “Lo stupratore africano di Torino è ancora in fuga e a caccia di italiane”

  1. Ha ragione Aquila Nera: NON lo vogliono arrestare!!!
    Gli stupratori nostrani lasciano a piede libero la manovalanza omicida da cui ci hanno fatti invadere.

I commenti sono chiusi.