Stuprata da immigrato al campus: caccia a studente africano

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Senza muri il male entra in casa tua. I muri difendono i deboli dalle bestie. I forti sanno difendersi da soli. Non servono telecamere nelle città, ma respingimenti alle frontiere. Non serve l’esercito nelle città, ma l’abrogazione dei ricongiungimenti familiari. Perché il male ha quasi sempre lo stesso nome: Mohammed.

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Avrebbe scavalcato la recinzione l’immigrato che ha stuprato la studentessa 23enne di Messina. Le telecamere della residenza universitaria torinese Paolo Borsellino lo hanno inquadrato incappucciato sia mentre entra che mentre esce. L’aggressore è stato descritto dalla vittima come un 25enne nordafricano. Si è aggirato per un’ora indisturbato nel campus gestito dall’Edisu, l’Ente per il diritto allo studio universitario, e ha bussato a varie porte. La ragazza, ignara, ha aperto pensando fosse un altro studente e lui l’ha colpita in testa, ha tentato di strangolarla e l’ha violentata in camera sua.

Secondo i media si cerca anche tra gli ex-studenti stranieri.

E’ una serata di paura quella vissuta dalle centinaia di studenti vissuta nel quartiere Cenisia, in quegli spazi riservati agli universitari sorti negli ultimi anni tra via Monginevro, corso Vittorio Emanuele, corso Ferrucci e via Paolo Borsellino.

Una porzione di quartiere dove la scorsa notte una ragazza è stata aggredita e violentata nella sua stanza, mentre nella residenza universitaria gli studenti si apprestavano a dormire. Eppure, nonostante lo sgomento tra i giovani, la sensazione di insicurezza non è nuova a chi vive ogni giorno la zona. Chiara, che non risiede alla Borsellino ma che la frequenta spesso, racconta di essersi spaventata solo qualche settimana prima quando un uomo ha provato a scipparla. Anche la sua amica conferma una sensazione generale di paura.

Che il quartiere, nonostante le continue mutazioni, viva un momento difficile lo confermano le denunce di scippi, rapine e aggressioni. Reati minori, ma che alimentano un diffuso senso di paura, soprattutto quando scende il buio.

Poco distante, in via Di Nanni, risse e interventi delle forze dell’ordine sono pressoché quotidiani. Anche l’area tra il Cit Turin, Comala e la fermata dei bus di corso Vittorio Emanuele è spesso mal frequentata. In mezzo, nella strada che porta alla residenza Edisu Paolo Borsellino, lo scheletro dell’ex WestingHouse. Le telecamere sono ovunque, ma sembrano non bastare a scoraggiare i criminali. E gli studenti fuori sede, che a Torino dovrebbero sentirsi a casa, si scoprono insicuri.

Lorena Cannata, coordinatrice dell’Unione degli Universitari di Torino, parla dell’apice “di una lunga serie di segnalazioni circa l’insufficiente sicurezza delle residenze universitarie. Non facciamo che raccogliere numerose segnalazioni circa lo stato attuale di alcuni spazi EDISU, ultima delle quali un furto verificatosi durante il mese di agosto ai danni di diversi studenti”.

Luisa Limone FLC CGIL Università Piemonte: “Interpelliamo il Presidente Edisu sull’organizzazione delle residenze universitarie riguardo all’accaduto. Sicurezza, protezione, fiducia sono la premessa e il primo diritto per un ambiente adeguato e sereno di studio per le studentesse e gli studenti. Non sono ammissibili disattenzioni o negligenza alcuna, alla comunità intera sono dovute spiegazioni in merito”. Rosangela Mesiano, rappresentante del personale nel Comitato Unico di Garanzia Università di Torino, aggiunge:” Il contrasto alla violenza di genere è e continuerà a essere incessante.”

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Infatti, il problema non sono le frontiere aperte che fanno entrare le bestie, ma la ‘violenza di genere’. La vittima dovrebbe denunciare per complicità anche tutti i sindacati favorevoli all’immigrazione. Nonché i sindaci di Torino che si sono succeduti in questi anni e i ministri degli interni. Tutti al gabbio.

Giovane stuprata nel campus: caccia a uno studente straniero

Gli investigatori della squadra mobile di Torino, guidati da Luigi Mitola, solo nel pomeriggio sono riusciti a sentire la versione della ragazza, ma fin dal mattino hanno sentito testimoni e fatto sopralluoghi per fare luce su una vicenda che haancora molti punti oscuri. Anzitutto si deve capire se l’aggressore sia andato dritto verso la porta della ragazza o se abbia cercato di entrare in altre stanze. E soprattutto sembra che si sia orientato con una certa dimistichezza tra i corridoi e le palazzine della struttura per arrivare in una stanza che non è certo la più facile da raggiungere. Segno che potrebbe trattarsi di un ex ospite o comunque di una persona che frequenta quegli ambienti.

Fin dal primo mattino, la notizia dello stupro nel collegio universitario ha suscitato forti reazioni. ” Un episodio gravissimo che ci lascia sgomenti. Le forze dell’ordine stanno cercando il responsabile e hanno tutto il nostro sostegno ” è stato il commento via Twitter del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. E “sgomento” è l’aggettivo che usa ancheil presidente del Piemonte, Alberto Cirio: ” Lo sono come presidente, ma ancora prima come padre, e mi stringo a questa ragazza e alla sua famiglia. La Regione farà tutto ciò che è nelle sue possibilità per essere al loro fianco”.

L’assessora comunale Carlotta Salerno ha commentato che “la violenza subita da una giovane studentessa universitaria ci lascia attoniti e profondamente addolorati”. Telefono Rosa ritiene invece ” impensabile che in un luogo come una residenza universitaria una studentessa possa essere aggredita nella propria stanza, e senza alcuna possibilità di difesa”.

” Chi deve controllare gli accessi alle palazzine Edisu? – chiede il deputato di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli – Chiediamo risposte chiare e un’indagine interna se necessario. Le palazzine non sono un posto dove può entrare chiunque”.

“Nessuna pietà” e “certezza della pena” per il colpevole sono invocati dall’assessore regionale Fabrizio Ricca: “Non possiamo e non dobbiamo considerare la sicurezza un valore aggiunto meno importante rispetto alla capacità accoglienza degli studenti e all’eccellenza degli atenei ” . Gli studenti del Fuan annunciano invece che organizzeranno via Instagram un servizio ” con cui si potranno denunciare le persone sospette viste all’interno degli spazi universitari ” .

Sull’episodio è intervenuto anche Eugenio Bravo, del sindacato di polizia Siulp, che parla di ” un fatto orribile, il cui responsabile deve essere qualificato come “bestia”” e si spinge a dire che ” la scarcerazione anticipata per questi atti di violenza non può annoverarsi nemmeno a titolo di rieducazione”.




Un pensiero su “Stuprata da immigrato al campus: caccia a studente africano”

  1. Non puo’ essere un ex studente, sti affari hanno un qi sotto lo zero!Non passerebbero la prima asilo!Entrano come serpenti e alligatori anche dagli scarichi, strisciano, si arrampicano, saltano…
    Per catturarli occorrono erpetologi ed esperti in specie tropicali di aracnidi, come tutte le specie piu’ schifose si riproducono a ritmo serrato, le disinfestazioni devono essere accuratissime.

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