Non sono ‘costretti’, sono i clandestini che i nostri governi hanno scaricato in questi anni e che finiscono a lavorare come schiavi sottopagati dai cinesi. In questo modo mettono fuori mercato le nostre imprese e i nostri lavoratori.
Costretti a lavorare fino a 15 ore giorno e notte senza mai un riposo, a vivere all’interno delle stesse fabbriche in condizioni igienico-sanitarie precarie e con compensi molto al di sotto del minimo contrattuale. Sono le condizioni cui erano sottoposti gli operai di tre ditte attive nel settore calzaturiero a Vigevano, in provincia di Pavia, e che hanno portato la Guardia di Finanza ad arrestare, su mandato della Procura, i tre amministratori di fatto con le ipotesi di reato di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera. Tutti, amministratori e operai, sono cittadini cinesi.
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Dalle indagini, condotte anche con l’ausilio di videocamere nascoste negli opifici, è emerso che i caporali costringevano i dipendenti a lavorare indistintamente giorno e notte dalle 10 alle 15 ore al giorno, senza pausa e senza alcun giorno di riposo. Inoltre, gli operai vivevano all’interno delle stesse aziende, in condizioni igieniche e sanitarie precarie, senza riscaldamento o letti adeguati. Quanto alla paga, poi, era irrisoria e molto al di sotto della soglia contrattuale e non corrisposta in base alle ore lavorate, ma in funzione dei pezzi prodotti o lavorati, che venivano annotati su appositi registri.
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Secondo quanto ricostruito dalle Fiamme gialle, gli amministratori facevano ricorso a dei prestanome per nascondere il proprio ruolo e durante i controlli dei diversi enti statali si presentavano come collaboratori, referenti dei titolari o normali impiegati. Per aggirare i controlli, inoltre, le ditte subivano frequenti cambi di denominazione, titolare, ragione sociale e partita Iva.
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