Massacrata da immigrato è costretta a lasciare Pescara, il padre: «Palestre chiuse in città per mia figlia»

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Ragazza massacrata in palestra da albanese: presa a calci e sprangate – VIDEO

La vittima è di fatto stata cacciata dalla sua città.

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«Mia figlia è stata costretta a lasciare Pescara, città che credevamo l’avrebbe aiutata nel momento di grave sofferenza e che invece le ha voltato le spalle». A parlare è il papà della ragazza aggredita da un folle, a fine luglio, nella palestra Audacia di via Lago Isoletta a Pescara. Più delle parole è il volto tirato di questo padre a svelare, con un affresco di dolore, gli effetti psicologici e fisici del dramma che ha investito l’intera famiglia. Quasi fatica a parlare, tanto forte è il dolore che prova ogni volta che rievoca quel brutto fatto. Quel giorno sua figlia 21enne scampò per miracolo alla furia del 48enne albanese Edmond Xhafa che durante un allenamento le scagliò contro un manubrio di pesi, la colpì con calci e pugni, poi la inseguì, armato di spranga, fin dentro un cucinotto.

La paura di ritorsioni prese il sopravvento sulla ragazza che evitò di denunciare, ma a far scattare l’inchiesta d’ufficio è stata la procedura del codice rosso, basata sulla prognosi di oltre 21 giorni. Danni fisici ma soprattutto le ferite morali hanno influito sull’animo della giovane: «Ama lo sport e aveva solo voglia di lasciarsi quella terribile avventura alle spalle – ha raccontato il papà -. Con stupore e amarezza è stata messa fuori dalla palestra e si è vista chiudere le porte di altre strutture, al punto da doversi allenare nella palestra di un’altra città». Si è forse temuto che il folle potesse seguirla e riproporre altrove la stessa dinamica folle e aggressiva, ma questo non può giustificare la chiusura a una richiesta d’aiuto. Scenario che ha costretto la famiglia a cambiare strategia: «Mia figlia oggi vive fuori regione, frequenta una palestra lontana da casa ed è seguita in un percorso difficile per recuperare la serenità perduta» racconta il papà. Ma il malessere è più profondo: «Tutta la mia famiglia è stata investita da questo dramma e affrontarne le conseguenze è per tutti noi una prova severa» dice ancora il papà con occhi lucidi.

Trovare porte chiuse nelle altre palestre è stata per la ragazza l’ennesima amarezza, come per suo padre. «Mi ha fatto male affrontare questa situazione e ne ho parlato con il sindaco Carlo Masci e con l’assessora allo sport, Martelli, perché conoscano il calvario che mia figlia e noi con lei stiamo attraversando – ha detto il genitore -. Mio figlio ha avuto difficoltà a proseguire gli studi di Ingegneria, mia madre ha sofferto moltissimo quando è venuta a conoscenza dei fatti, peraltro a volte raccontati in maniera distorta: tra mia figlia e quel folle malato di assurda gelosia non c’era alcun rapporto. Semplicemente ogni volta che lei scambiava qualche parola con un altro ragazzo durante gli allenamenti, l’albanese reagiva in modo scomposto e violento. E a quanto mi è stato detto non è successo solo con mia figlia». L’aggressore è stato poi arrestato per questioni legate alla droga e al possesso di munizioni in casa. Due settimane fa il questore Liguori gli ha negato la carta di soggiorno e logica vuole che l’uscita dal carcere coincida per lui con l’uscita dall’Italia.

Ma la logica non abita qui, per ora.




Un pensiero su “Massacrata da immigrato è costretta a lasciare Pescara, il padre: «Palestre chiuse in città per mia figlia»”

  1. La paura di ritorsioni prese il sopravvento sulla ragazza che evitò di denunciare

    Sarebbe dovuta essere la bestia albanese ad aver paura di ritorsioni.

I commenti sono chiusi.