Messa incinta due volte a 13 anni dal migrante: “Bruciature e morsi, violentata in strada”

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Messa incinta a 13 anni: picchiata, violentata e torturata con le sigarette da immigrato

Anche in Italia arrivano gli stupri etnici delle ragazzine instabili.

Due gravidanze, l’ultima ancora in corso e frutto di una violenza avvenuta “sotto il Tevere“. E’ una storia raccapricciante quella che riguarda una ragazzina che oggi ha solo 14 anni e il suo ex fidanzato 17enne. Una storia malata, frutto di violenze, minacce e di un uso del cellulare spasmodico, con foto erotiche, insulti e offese anche nel gruppo degli amici.

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E’ la storia che la giovane Chiara ha raccontato lo scorso 30 luglio ai carabinieri di Prima Porta. Il suo ex fidanzato, un 17enne di nazionalità straniera, è stato arrestato due settimane dopo, il 14 agosto, con l’accusa di stalking, violenza sessuale e lesioni e adesso si trova in comunità. Reati frutto di una vera e propria persecuzione volta a costringere la 14enne a non interrompere la prima gravidanza.

Un orrore raccontato da Repubblica che riporta le parole che Chiara ha rilasciato agli investigatori, facendo partire le indagini. “Il mio ragazzo mi ha picchiata, ha provato a strozzarmi mettendomi le mani al collo, mi ha dato dei morsi in faccia” ha raccontato ai carabinieri a fine luglio, settimane dopo il primo aborto avvenuto in ospedale.

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Ha raccontato di essere stata costretta ad avere rapporti sessuali anche “per strada, nel prato, in giro” nel corso di una relazione dove “all’inizio era bravo, poi ha iniziato a diventare violento, mi ha rubato dentro casa, era geloso e mi obbligava a non andare a scuola se no mi menava per gelosia”.

Secondo la ricostruzione dei magistrati, il 17enne “non le avrebbe permesso neanche di andare in palestra o a scuola guida”. E ancora: “Le faceva bruciature di sigaretta e le sferrava calci e pugni”, “le ha spaccato il telefono, la gonfia e racconta che una sera era andata a ballare con le amiche e che l’ha presa a pugni rompendole il labbro”.

Completamente diversa, invece, la versione fornita dal 17enne che prova a difendersi dalle accuse della ex. Sostiene di aver consumato il primo rapporto consenziente il 26 settembre scorso, a casa di Chiara, a Roma Nord. Poi racconta i contrasti avuti con la mamma e il papà di lei: “I genitori non erano d’accordo, mi dicevano ‘rumeno di merda’, ‘non ti lavi’.

Dai media di regime si apprende che si tratta di un immigrato solo perché i poveri genitori della vittima lo hanno apostrofato nel modo più adeguato.