Jihad sessuale: “Abbiamo il diritto di stuprare le vostre donne”

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A Milano, in piazza Duomo, nella notte di San Silvestro, decine di ragazze subirono violenze sessuali di gruppo ad opera di branchi di ragazzi immigrati, nordafricani.

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Esattamente come a Colonia, nessuno nega l’esistenza dei fatti, ma l’atteggiamento prevalente è quello di relativizzarli. Un “tutto il mondo è Paese” in cui si sottolinea che anche gli italiani stuprano, anzi sono peggiori. Che i fatti di Piazza Duomo sono gravissimi, ma i femminicidi sono molto più frequenti. Le femministe sono convinte che la colpa, a prescindere dalla cultura, sia il “maschio” e la sua tendenza alla prevaricazione sul corpo della donna. In alcuni casi viene addirittura equiparata la violenza di gruppo a Milano con la pacca incassata in diretta da una cronista sportiva ad opera di un tifoso della Fiorentina. Ma sono paragonabili le due tipologie di crimine?

Souad Sbai, politica marocchina residente da anni in Italia, parla di una strategia dietro, di una pianificazione.

“Guardando i video di piazza del Duomo – spiega Sbai – si evince che si trattava di veri assalti, molto più che aggressioni sessuali. Non mi risulta che gruppi organizzati di italiani, parliamo di decine di persone, quaranta, anche cinquanta, si organizzino per assalire le donne. In Piazza Duomo è stato condotto un assalto con una regia precisa. Le vittime vengono isolate, le squadre di assalitori si dividono i compiti: ci sono tre cerchie attorno alle vittime, quella esterna tiene lontana la gente e la distrae, c’è chi si incarica di distrarre le vittime, magari anche fingendo di difenderle, per disorientarle ma anche per spezzare la loro volontà di resistere. Anche chi filma ha il suo ruolo. La gente attorno non si rende conto di quel che succede, perché le cerchie esterne sono ampie e quel che avviene dentro è nascosto. È un gioco di squadra, appunto, un’azione deliberata e pianificata, non c’entra nulla con la violenza sessuale individuale”.

Secondo Sbai, gli agenti sono gli ultimi a cui si potrebbero rivolgere accuse, proprio perché: “È un’azione troppo subdola per potersi rendere conto, da esterni, di quel che sta avvenendo. C’è chi ride, chi urla, chi abbraccia le ragazze o addirittura finge di soccorrerle e portarle fuori dal branco. È un gioco di dissimulazione molto raffinato, se non è presente qualcuno dei Servizi, ma solo regolari agenti di polizia, è difficile che ci si renda conto. La violenza vera avviene nella cerchia più interna e nessuno la vede”. Peggio, invece, è il comportamento delle autorità di Milano, della giunta Sala: “La sinistra governa la città da dieci anni. Sanno qual è il rischio e non sono riusciti a prevenirlo. Possibile che non lo abbiano ancora capito? In ritardo anche le scuse: non occorrevano dieci giorni per prendere le parti delle donne violentate in piazza”.

Ciò che impressiona maggiormente di questi episodi è l’organizzazione. Fra gli arrestati ci sono giovani immigrati residenti in tutto il Nordovest italiano, anche da Torino, che si sono dati appuntamento a Milano. Alcuni arrestati stavano per fuggire all’estero. “E dove, che tutti i voli per i Paesi nord africani sono fermi? – si chiede Sbai, che formula la sua ipotesi – Molto probabilmente avevano intenzione di andare in Francia, dove hanno una vasta rete pronta a proteggerli, come è avvenuto con lo zio di Saman, fuggito oltralpe”. Ma se esiste un’organizzazione così vasta, possibile non trovare una regia? Souad Sbai mette in guardia: “I Fratelli Musulmani sono sempre dietro l’angolo. Formalmente si presentano come democratici in giacca e cravatta, segretamente organizzano anche atti di terrorismo”. E se questo terrorismo non è, “è una forma di conquista e controllo del territorio”. “Lo scopo è far capire che sono qui per controllare il territorio. Colpire le figlie, colpire le ragazze è un punto molto debole di ogni società”. C’è una valenza “religiosa”, interpretata letteralmente dagli islamisti: “Fa parte di un certo pensiero islamista, fa parte del jihad. Chi conquista, ha il ‘diritto’ di prendere e stuprare le donne. La prima cosa da fare è ‘violentare le loro donne’”.

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Taharrush Jama’i in arabo significa assalti e aggressioni sessuali. Una pratica odiosa messa in atto da afroislamici in branco che violentano donne in strada.

Che sia proprio questo, il fenomeno avvenuto in piazza Duomo a Milano la notte di Capodanno lo ammetteva anche Maryan Ismail, islamica somala, in Italia da oltre 40 anni (di cui 30 a Milano), docente di Antropologia dell’immigrazione in vari istituti e presidente della neonata associazione Unione islamica italiana.

Perché c’è anche una materia di studio definita ‘Antropologia dell’immigrazione’ 😂

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Perché pensa che si tratti proprio di Taharrush Jama’i, quel che è accaduto a Milano?

“Perché la strategia messa in atto è proprio quella. Le vittime, come in altri casi precedenti, sono state isolate e assalite con azioni precise. Gli aggressori formano tre cerchi stretti: il primo è quello che violenta fisicamente la ragazza, il secondo cerchio filma, fotografa e guarda lo spettacolo, mentre il terzo distrae la folla. Uno o due maschi del primo cerchio si fingono ‘protettori e salvatori’ e rassicurano la vittima convincendola che sono lì per aiutarla. Nel video con le ragazze tedesche si notano due giovani che sembra vogliano spingerle fuori dalle transenne, ma in realtà partecipano alla violenza. La tecnica di protezione ha lo scopo di disorientare la ragazza e di spezzarne la resistenza perché così non sa più di chi fidarsi. Patisce quindi anche un ulteriore e drammatico supplizio di tipo psicologico. La vittima viene palpeggiata, svestita, percossa, morsa, subisce penetrazioni digitali o di corpi estranei e, se c’è abbastanza tempo, violenza sessuale vera e propria”.

I presunti aggressori di Milano come avrebbero appreso questa pratica?

“Indubbiamente dal web. Non è un caso che i video a riguardo circolino sui social di lingua araba. I presunti aggressori indagati sono giovani e giovanissimi stranieri o italiani con genitori di origine nordafricana. Qualora fossero responsabili, non dovranno avere attenuanti culturali, ma essere giudicati per violenza sessuale di gruppo”.

Nel mondo arabo da quanto tempo si è affacciata questa pratica?

“Da moltissimi anni, anche se il fenomeno è esploso in Egitto nel 2011 durante la caduta di Mubarak ed è stato ben documentato dalla giornalista della Cbs Lara Logan, vittima di un assalto in piazza Tahrir. Le donne hanno iniziato a rispondere, a non accettare in maniera passiva le violenze. Si è anche appurato che velo e abito tradizionale non tutelano, e neppure la religione di appartenenza: le donne vengono colpite in quanto tali (anche bambine e anziane, si va dai 7 ai 70 anni). Alla base c’è la volontà di dominio. Ciascuna di noi avrebbe potuto finire in quella trappola: poteva esserci mia figlia o le sue amiche, potevo esserci io. In Egitto, in Marocco, in Pakistan, in Indonesia e non solo sono state promulgate leggi specifiche contro questo fenomeno, che poi abbiamo visto accadere a Colonia (a gennaio del 2016, ndr) e ora pure nella nostra Milano. Bisogna intervenire al più presto”.

Ha ragione. E’ urgente abrogare i ricongiungimenti familiari, tornare allo ius sanguinis e rastrellare le periferie rimpatriando tutti i maschi islamici. Perché sono parte di un esercito invasore.

Invece le cosiddette forze dell’ordine sono costrette da magistrati ideologicamente corrotti ad andare a perquisire case di cittadini a caccia di bandiere proibite. Intanto i figli degli immigrati stuprano le loro figlie.




2 pensieri su “Jihad sessuale: “Abbiamo il diritto di stuprare le vostre donne””

  1. E chi gli ha dato il diritto di violentare le nostre donne?Il porco che pregano?Maledetrti voi ovunque voi siate.Che i maiali possano divorare le vostre carni.

I commenti sono chiusi.