Stuprata da 4 immigrati sul tavolo di un locale mentre è svenuta

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Stuprata dal branco, 4 migranti l’hanno violentata e filmata

Nemmeno uno degli stupratori era italiano.

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Non c’è un solo video della violenza sessuale avvenuta in un locale dell’Impruneta. I filmati sono infatti tre, sono stati trovati dai carabinieri della Compagnia di Scandicci martedì scorso e hanno portato il sostituto procuratore Beatrice Giunti a ordinare la perquisizione nei confronti di quattro uomini — due egiziani e due albanesi — accusati di violenza sessuale di gruppo. È una storia di cronaca — quella della violenza sessuale di una turista canadese di 35 anni — che inizia domenica scorsa. Quando la donna arriva, da sola, all’Impruneta in un B&B della zona. Esce per andare a messa e poi va in un bar. «Bevo un caffè e un calice di rosso. Poi esco e in un altro bar — verbalizza di fronte ai carabinieri — un amaro». A questo punto va al ristorante e cena, dove beve solo acqua. Torna a casa, si cambia de esce: in un bar beve un altro bicchiere di vino. In quel locale ci sono alcuni turisti con i quale scambia qualche chiacchiera, «bevendo un drink che mi avevano suggerito», dice la vittima.

A quel punto aspetta due ore nelle quali — sostiene — piove e poi fa una passeggiata. Vede un locale che «era chiuso ma ci sono fuori sette persone che mi invitano a prendere qualcosa e mi offrono da bere». Poi la invitano a entrare dentro. La donna non ricorda se le hanno offerto «della cocaina. Ho fatto uso di sostanze stupefacenti per due mesi ma sempre in Canada. Durante questo viaggio non mi è mai successo», dice ancora la donna a verbale che viene poi trovata positiva all’assunzione di cocaina e all’alcool test con valori da record. Domande, queste, che servono ai carabinieri per «puntellare» l’aggravante di minorata difesa. Lei di quella notte ha un flash: «Ero nel seminterrato. In quel momento ero sdraiata su un tavolo e un uomo abusava di me». Poi l’uomo l’ha riaccompagnata «fuori ed ero senza scarpe». Ed è esattamente così che i carabinieri della Stazione di Impruneta la trovano in via Cavalleggeri, non troppo distante dalla caserma: alle 3 di quella notte i militari sentono delle urla della donna che non riesce ad entrare in casa.

I carabinieri vanno ad aiutarla e la trovano scalza. Cercano di capire cosa sia successo ma lei non accetta che sia chiamato il 118. Alla fine la aiutano a trovare il portone di casa, dove la donna entra. Ma alle 6 del mattino arrivano due richieste di soccorso da parte della donna, che è ancora in strada, nei pressi della piazza principale, sempre scalza. E a quel punto la turista racconta di essere stata violentata. La donna viene sentita, anche grazie all’aiuto di un’interprete. I carabinieri iniziano così i primi accertamenti. E ci mettono poco a scoprire che di quella violenza esiste un video. E ci mettono poco a risalire al locale in questione, che viene filmato dagli stessi carabinieri. Lo perquisiscono e nei locali della cucina trovano dei sandali da donna. Gli stessi sandali che la donna indossava poco prima della violenza sessuale di gruppo.

Da un cellulare di un quinto uomo — estraneo alle indagini — i carabinieri scoprono un passaggio di filmato. E risalgono al cellulare di uno degli indagati. A quel punto i carabinieri sembrano andare a colpo sicuro perché in alcune foto che gli investigatori le hanno mostrato lei riconosce alcuni degli uomini finiti sotto accusa difesi dagli avvocati Chiara Rugi e Tiziano Veltri. In un cellulare di uno dei due albanesi i carabinieri trovano tre file col filmato della violenza sessuale. Dalle loro abitazioni i carabinieri hanno sequestrato alcuni vestiti così come quelli indossati dalla vittima. Ne emerge un quadro abbastanza chiaro, anche se gli inquirenti — in fase di indagini preliminare — non escludono nulla. Ma l’ipotesi accusatoria è che — abusando dello stato di ebrezza — si sia consumata la violenza di gruppo da parte di quattro uomini, due dei quali l’avrebbero abusata mentre altri due avrebbero filmato con un cellulare. Gli indagati si sarebbero giustificati asserendo che la donna era consenziente.