Branco di africani pesta educatore che non li lascia stuprare bambine italiane

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“Ogni giorno leggiamo sui giornali nuovi casi, il Liguria aumentano i casi in modo vertiginoso – afferma Valentina Jannacone membro del direttivo e coordinatrice per la Liguria di Unione Nazionale Vittime – Qualche frase retorica sui post e l’impotenza della legge che di fronte ai minori non prevede pene, solo redenzione senza un vero e proprio intervento”.

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Cosa sarebbe successo ieri se, in quella spiaggia piena di persone, nessuno fosse intervenuto? O magari fosse stato in un punto non visibile? “E’ la domanda che ci poniamo ogni giorno noi di Unavi. Perché non si prende in considerazione la pena quando vi siano di mezzo minori? Serve arrivare all’omicidio? Perché anche una violenza fisica, seppur non sfociata in stupro, segna per sempre la vita di una ragazzina o di chiunque la subisca. E domani sarà tutto come prima per il delinquente, ma non per lei”

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In questo caso c’è anche un’altra problematica ad intrecciarsi al già pesante quadro “Quello del litorale di Corso Italia è solo l’ennesimo caso di violenza perpetuata da minorenni non accompagnati. Leggiamo sempre degli aiuti che è necessario dare, del sostegno per le vite dure che hanno affrontato. Tutto giusto, ma come sempre ci si concentra sul reo, sul come aiutare lui e la vittima diventa un numero statistico nemmeno troppo considerato quando fuori da “date calendarizzate” come il 25 novembre o l’8 marzo”.

Il tema quindi si scinde sul problema generale e quello che rischia di far tacciare chi punti il dito di razzismo. “Non è razzismo, sono fatti. Che certo valgono anche per gli italiani, ma che ultimamente stanno degenerando tra gli stranieri”

Da un lato la battaglia dell’Associazione affinché si prendano provvedimenti, vi sia una legge che punisca il reo anche quando minorenne e lo consideri in grado di discernere già dai 16 anni, se non prima: “Non ci sono ragazzi totalmente innocenti. Non può essere una scusa l’età inferiore a quello per cui lo Stato li definisce maggiorenni per poter compiere reati; non può essere accettato il “non sapeva quel che faceva” perché non è vero. Noi lo vediamo e lo sappiamo bene anche grazie ai nostri psicologi specializzati: sono consapevoli, non si tratta di farsi trascinare dalle cattive abitudini, di imitare gli altri fumando una sigaretta o prendendo in giro un ragazzino. E non si aiutano questi giovani a prendere atto delle proprie azioni col buonismo”.

Dall’altro lato i 380 stranieri non accompagnati cui si sta cercando di dare casa e prendersi cura: “C’è certamente tra loro chi veramente necessiti solo di una famiglia, ma non sono tutti “poveri innocenti”. Innocenti sono le vittime di un sistema malato, troppo preso a perdonare e mettere sotto accusa, per anni, all’interno anche delle aule di tribunale, chi subisca”

Unione Nazionale Vittime va a compensare le carenze istituzionali, come la mancanza del riconoscimento per le vittime dirette ed indirette delle cure psicologiche riconosciute dal sistema sanitario “Qualcosa in questo senso si sta muovendo, ma la strada è lunga. Nel frattempo, con il lavoro dei nostri esperti volontari, diamo supporto anche a ragazze come lei. Ma è tutto inutile se, consci della propria impunità, gli episodi si perpetuano. Il rimbrotto, la denuncia senza conseguenze, portano solo al maturare l’idea di onnipotenza: tutto è concesso purché non si giunga al traguardo della maggiore età dopodiché ormai, il mostro è creato e il passo verso lo stupro e l’omicidio non è poi così difficile”.

E comunque anche nel caso si giunga all’omicidio con un assassino minorenne, la giustizia presenta gravi lacune. “Noemi Durini, uno dei nostri casi, ne è l’esempio estremo: uccisa dal ragazzino di 17 anni, lei ne aveva 16, colpita alla testa e seppellita viva nel 2017. E la giustizia a cosa pensa? Non alla madre, al padre, ai familiari, ma a concedere dopo soli 3 anni all’assassino reo confesso e difeso dai genitori che ne elogiavano l’opera, l’uscita giornaliera dal carcere per recarsi al lavoro: per la legge, essendo minorenne all’epoca dei fatti e avendo confessato l’omicidio, ne avrebbe diritto”

Basta, basta falso buonismo e ipocrisia: “Serve un cambio di rotta. E nel caso di ieri, vanno puniti anche gli amici che si sono permessi di aggredire l’educatore che stava chiamando i Carabinieri. Modificare la legge e il metro di giudizio. Visto che pare a tutti stiano più a cuore i delinquenti, mettiamola così: è per il loro bene!” conclude la Jannacone




2 pensieri su “Branco di africani pesta educatore che non li lascia stuprare bambine italiane”

  1. Basterebbe ucciderne uno di quelli ,tagliargli la minchia ,infilarla in bocca e scrivere sul muro: uccidine uno per educarne 100

  2. A questo educatore servirebbe una frusta ed un bastone elettrico.Ma siccome non ha le palle spero che lo riempano di botte e che dopo gli facciano pure il culo.

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