IMMIGRATI ASSALTANO CHIESA A CAGLIARI: MASSACRATO PER AVERLA DIFESA

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BRANCO IMMIGRATI MASSACRA CUOCO ITALIANO: TRE COSTOLE ROTTE

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“Solidarietà e l’impegno a vincere le elezioni e tornare a controllare l’immigrazione e i confini”. Parole di Matteo Salvini riferite all’aggressione subìta a Cagliari da Ignazio Steri, cuoco dell’Antica Cagliari, intervistato in esclusiva da Casteddu Online. “Stavano scagliando bottiglie contro la chiesa e le auto, gli ho detto di smetterla. Uno mi ha preso a calci e spruzzato spray al peperoncino in faccia. Ho avuto paura, non voglio generalizzare ma qui sono soprattutto gli stranieri a creare problemi”.

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Tre costole rotte, il dolore sempre più crescente avvertito dopo qualche ora e, ancora, l’incredulità mista a sconforto di essere stato pestato solo perchè stava facendo ciò che farebbe ogni onesto cittadino: dire a un gruppo di balordi “di smetterla di lanciare bottiglie contro una chiesa e le automobili”. Ignazio Steri, 58 anni, cuoco all’Antica Cagliari, residente in via Baylle: è lui la vittima del tremendo pestaggio avvenuto una settimana fa, in piena notte, a pochi metri dalla sua abitazione. La polizia ha già denunciato per lesioni aggravate uno straniero di ventiquattro anni, con regolare permesso di soggiorno, di Quartu. Per altre tre settimane larghe Steri dovrà stare a riposo, lontano dalle sue amate pentole e padelle. E ne approfitta per raccontare ciò che gli è successo, e sfogarsi: “Avevo finito di lavorare, stavo andando con un amico a bere una birra. Una volta usciti dal bar”, verso le 3, “ho visto un gruppo di ragazzi che stavano scagliando bottiglie contro la chiesa di Sant’Agostino. Erano in 7, tutti stranieri. Non mi sono avvicinato, ho solo fatto un passo e gli ho detto di cercare di smetterla”. Mai l’avesse fatto. “All’improvviso uno di loro si è avvicinato e, da dietro, mi ha fatto cadere. Poi mi ha preso a calci e mi ha spruzzato contro dello spray al peperoncino. Con lui c’erano altre persone che, subito dopo, sono scappate”. Una violenza cieca e inaudita: “Chi mi ha picchiato non mi ha detto nulla, il tutto è durato pochi secondi. La polizia è arrivata quasi subito, poi anche un’ambulanza del 118”. Lo chef non è subito andato all’ospedale: “All’inizio stavo bene, poi i dolori sono aumentati e sono stato al pronto soccorso”. Referto dei medici: 3 costole fratturate, un mese di cure.

“Il rione della Marina è ancora pericoloso, soprattutto negli ultimi anni. Sinceramente? Ho avuto paura, ho temuto il peggio”, anche dopo il pestaggio, “perchè non sapevo che tipo di lesioni avessi avuto. MI ha dato fastidio vedere quei giovani che lanciavano bottiglie. Non è giusto”, prosegue Ignazio Steri, “non voglio generalizzare, ma qui sono soprattutto gli stranieri a dare problemi”. Parole dettate dalla rabbia, ovviamente, che vanno contestualizzate, visto che non tutti quelli che hanno un permesso di soggiorno regolare possono essere additati come balordi. Anzi: “Purtroppo uno non può uscire di casa che rischia che gli capiti ciò che è capitato a me”. Steri è sicuro: “Poteva succedere ad altre mille persone. A chi va a comprare le sigarette o a casa di un amico, o a chi come me finisce il turno di lavoro. Non possiamo fare niente”. E, a video intervista conclusa, lo dice chiaramente: “Volevo difendere il mio rione”.




6 pensieri su “IMMIGRATI ASSALTANO CHIESA A CAGLIARI: MASSACRATO PER AVERLA DIFESA”

  1. Ho vissuto in quel quartiere tra il 2011 e il 2013. Che dire? Una zona molto carina deturpata da quella feccia.
    Un giorno hanno anche provato a rapinarmi, ma se la son vista parecchio brutta. Ho idea che a uno di loro la mano sinistra non funzioni più troppo bene 😀

    All’epoca il problema vero non era (ancora) la delinquenza, comunque, ma la rete mafiosa di pakistani che stava insediandosi indisturbata. Negozi, money transfer… avevano di tutto, e so per certo che molti locali erano di copertura per nascondere attività criminose, tipo lo spaccio

  2. “non voglio generalizzare ma qui sono soprattutto gli stranieri a creare problemi”.

    Si noti la sudditanza al politicamente corretto. Per liberarci di quella feccia, occorre anche ridimensionare chi li coccola: e tutto il mondo civile vivrebbe meglio, in ogni campo.

    1. Bisogna tornare agli usi e costumi antichi.

      «Dovunque si è trovato amor vero di patria, si è trovato odio dello straniero.»
      Giacomo Leopardi, Zibaldone, 880.

      «La società non può sussistere senz’amor patrio, ed odio degli stranieri.»
      Ibidem, 892.

    2. «Dovunque si è trovato amor vero di patria, si è trovato odio dello straniero; dovunque lo straniero non si odia come straniero, la patria non si ama. Lo vediamo anche presentemente in quelle nazioni, dove resta un avanzo dell’antico patriotismo.
      Ma quest’odio accadeva massimamente nelle nazioni libere. Una nazione serva al di dentro non ha vero amor di patria, o solamente inattivo e debole, perché l’individuo non fa parte della nazione se non materialmente. L’opposto succede nelle nazioni libere, dove ciascuno considerandosi come immedesimato e quasi tutt’uno colla patria, odiava personalmente gli stranieri sì in massa come uno per uno.
      Con queste osservazioni spiegate la gran differenza che si scorge nella maniera antica di considerare gli stranieri e di operare verso le altre nazioni paragonata colla maniera moderna. Lo straniero non aveva nessun diritto sopra l’opinione, l’amore, il favore degli antichi. E parlo degli antichi nelle nazioni più cólte e civili, e in queste, degli uomini più grandi, cólti, ed anche illuminati e filosofi. Anzi la filosofia di allora, che dava molto più nel segno della presente, insegnava e inculcava l’odio nazionale e individuale dello straniero come di prima necessità alla conservazione dello stato, della indipendenza, e della grandezza della patria. Lo straniero non era considerato come proprio simile. La sfera dei prossimi, la sfera dei doveri, della giustizia, dell’onesto, delle virtù, dell’onore, della gloria stessa, e dell’ambizione, delle leggi ecc., tutto era rinchiuso dentro i limiti della propria patria, e questa sovente non si estendeva più che una città. Il diritto delle genti non esisteva, o in piccolissima parte e per certi rapporti necessari e dove il danno sarebbe stato comune se non avesse esistito.
      La nazione ebrea così giusta, anzi scrupolosa nell’interno, e rispetto a’ suoi, vediamo nella scrittura come si portasse verso gli stranieri. Verso questi ella non avea legge; i precetti del Decalogo non la obbligavano se non verso gli Ebrei: ingannare, conquistare, opprimere, uccidere, sterminare, derubare lo straniero, erano oggetti di valore e di gloria in quella nazione, come in tutte le altre; anzi era oggetto anche di legge, giacché si sa che la conquista di Canaan fu fatta per ordine divino, e così cento altre guerre, spesso nell’apparenza ingiuste, co’ forestieri. Ed anche oggidì gli ebrei conservano, e con ragione e congruenza, questa opinione, che non sia peccato l’ingannare o far male comunque all’esterno, che chiamano, e specialmente il cristiano, Goi (גוי) ossia gentile e che presso loro suona lo stesso che ai greci barbaro (vedi il Zanolini, il quale dice che, nel plurale però si deve intendere, chiamano oggi i cristiani גוים Gojim), riputando peccato solamente il far male a’ loro nazionali

      Ibidem, 880-2.

    3. « L’anima de’ partiti è l’odio. Religione, partiti politici, scolastici, letterarii, patriotismo, ordini, tutto cade, tutto langue, manca di attività e di amore e cura di se stesso, tutto alla fine si scioglie e distrugge, o non sopravvive se non di nome, quando non è animato dall’odio o quando questo per qualunque ragione l’abbandona. La mancanza di nemici distrugge i partiti, e per partiti intendo pur le nazioni ec. ec. (2 settembre 1821).»
      Ibidem, 1606.

      «L’amore universale, anche degl’inimici, che noi stimiamo legge naturale (ed è infatti la base della nostra morale, siccome della legge evangelica in quanto spetta a’ doveri dell’uomo verso l’uomo, ch’é quanto dire a’ doveri di questo mondo) non solo non era noto agli antichi, ma contrario alle loro opinioni, come pure di tutti i popoli non inciviliti, o mezzo inciviliti. Ma noi avvezzi a considerarlo come dovere sin da fanciulli, a causa della civilizzazione e della religione che ci alleva in questo parere sin dalla prima infanzia, e prima ancora dell’uso di ragione, lo consideriamo come innato. Cosí quello che deriva dall’assuefazione e dall’insegnamento, ci sembra congenito, spontaneo, ec. Questa non era la base di nessuna delle antiche legislazioni, di nessun’altra legislazione moderna, se non fra’ popoli inciviliti. Gesú Cristo diceva agli stessi Ebrei, che dava loro un precetto nuovo ec. Lo spirito della legge Giudaica non solo non conteneva l’amore, ma l’odio verso chiunque non era Giudeo. Il Gentile, cioè lo straniero, era nemico di quella nazione; essa non aveva neppure né l’obbligo né il consiglio di tirar gli stranieri alla propria religione, d’illuminarli ec. ec. Il solo obbligo, era di respingerli quando fossero assaliti, di attaccarli pur bene spesso, di non aver seco loro nessun commercio. Il precetto diliges proximum tuum sicut te ipsum, s’intendeva non già i tuoi simili, ma i tuoi connazionali. Tutti i doveri sociali degli Ebrei si restringevano nella loro nazione.»
      Ibidem, 1710.

    4. “Per liberarci di quella feccia, occorre anche ridimensionare chi li coccola: e tutto il mondo civile vivrebbe meglio, in ogni campo.”

      Sono assolutamente d’accordo!
      Infatti nel commento dell’articolo sopra parlo di liberarsi da questa sottomissione alla “superiore moralità dei blasfemi”.

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