Stuprata da 4 africani: “Non salirò mai più su un treno”

Vox
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Il nuovo mantra demenziale di giornalisti e politicanti sono le ‘telecamere’. Gli africani stuprano? Mettiamo più telecamere, così poi la toga rossa può anche eccitarsi.

Se qualcuno stupra si elimina quel qualcuno, non si mettono le telecamere. Se asportassimo il tumore avremmo migliaia di stupri in meno in Italia.

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“Sono rimasta talmente sotto choc che non ho più preso un treno, se non quelli a lunga percorrenza. E neppure una metropolitana. Mi sposto in auto”. Parla la donna, oggi trentasettenne, avvocata, che il 9 novembre 2017 si salvò da una tentata violenza di gruppo sul treno Lecco-Milano Porta Garibaldi. Erano le 21.30 e stava rientrando a casa. Tre dei quattro molestatori furono subito denunciati: tra loro, Onyekachi Craxi Kecious, nigeriano poi finito in manette per violenza sessuale il 20 luglio 2018 a Porta Garibaldi, dopo aver cercato di stuprare una ragazza di 25 anni. Non riuscì nel suo intento perché la vittima lo neutralizzò spruzzandogli in faccia spray al peperoncino.

Lei invece come si salvò?

“Ero convinta che i quattro mi sarebbero saltati addosso. Ero sola. Prima di mettermi a correre, quando ero ancora seduta e già mi sentivo in pericolo, ho chiamato mio padre. Il quale ha allertato subito il 112. Alla stazione di Monza il treno si è fermato e sono intervenuti i carabinieri, bloccando il branco. Solo uno dei quattro è riuscito a scappare”.

Cosa era successo sul treno?

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“A un certo punto me li sono trovati accanto: uno ha strofinato le sue parti intime sul mio braccio. Mi guardavano e dicevano “ha paura, ha paura”. Ho chiamato mio padre. Poi mi sono messa a correre e loro mi inseguivano. Un incubo. Mi sono seduta accanto a un altro passeggero, che ho incrociato miracolosamente durante la mia fuga. E infine ho incontrato il capotreno, che inizialmente non voleva intervenire credo per paura”.

Le aggressioni sessuali sui treni sono purtroppo ancora realtà. Come correre ai ripari?

“Rafforzando la sicurezza e responsabilizzando i capitreno. Per me, prendere quel convoglio è stato soltanto un caso. Avevo necessità quel giorno e non l’ho mai più fatto. Ma penso alle ragazze e alle donne pendolari che ogni giorno temono di fare brutti incontri e devono prendere sempre il treno”.

Più telecamere potrebbero servire?

“Non rappresentano un deterrente efficace, soprattutto nel caso sia un “branco“ ad agire, perché in quelle circostanze si perde la propria individualità. Possono servire per la ricostruzione dei fatti. Ma bisogna puntare a prevenirli”.

E non li arrestano nemmeno dopo il primo stupro.




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