Bakayoko grida al razzismo: se gli africani non sparassero nessuno li arresterebbe

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Ma sentili. Spacciano e sparano e poi danno la colpa ai poliziotti. La verità è che in Italia non ci dovrebbero essere africani, tranne una piccola parte di ospiti.

E’ tipico dare la colpa agli altri dei propri comportamenti.

“Errare è umano, non ho problemi con questo. Il modo e la metodologia utilizzati, però, sono per me ‘problematici’. Penso che si sia andato oltre il dovuto. Perché non mi hanno semplicemente chiesto i documenti, comunicando in modo normale?”, si chiede Bakayoko. “Nel video che è stato postato sui social non si vede tutto. Questa è la parte più tranquilla di quanto accaduto. Mi sono ritrovato con la pistola a un metro da me, sul finestrino lato passeggero. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo”, afferma il francese.

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“Qualunque sia il motivo che li ha spinti a farlo, è un errore sapere di non avere certezze per i sospetti arrestati. Le conseguenze sarebbero potute essere molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di far valere il lavoro che faccio e di essere riconosciuto in tempo. Quali sarebbero state le conseguenze? Mi avrebbero portato alla stazione di Polizia? Questo fa sorgere ancora una volta molte domande. Non è accettabile mettere così tanto in pericolo la vita di una persona”, conclude Bakayoko.

“Ringrazio i poliziotti che lo scorso 3 luglio, a seguito di una rissa con sparatoria avvenuta nella notte in Corso Como, hanno proceduto al controllo di un’auto sospetta, in base alle descrizioni ricevute dei responsabili della rissa, e del suo guidatore. Il sindaco, come al solito, fa il ‘pesce in barile’ e anziché schierarsi dalla parte dei poliziotti, che hanno semplicemente fatto il loro dovere, dice di non voler commentare e voler parlare con il Questore di Milano. Per chiedergli che cosa?”, afferma l’assessore di Regione Lombardia alla sicurezza, Riccardo De Corato, commentando le dichiarazioni di Sala riguardo il video diffuso del fermo del calciatore Bakayoko.

“La Questura ha già affermato che il controllo, “occorso in un contesto operativo che giustificava l’adozione delle più elevate misure di sicurezza, anche in funzione di autotutela, si è svolto con modalità assolutamente coerenti rispetto al tipo di allarme in atto”. La Polizia ha solo svolto il suo dovere e, una volta accertato che non si trattasse di persone coinvolte nell’episodio di corso Como, le ha lasciate andare. La mia vicinanza agli agenti per tutte le inutili polemiche che si sono sollevate in seguito alla diffusione del video”, conclude De Corato.

“Non c’è alcun accanimento razziale nella scelta di fermare una persona per dei controlli, soltanto un fraintendimento su cui le Forze dell’Ordine hanno tenuto subito a fare chiarezza”. Così Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, associazione nazionale sindacale dell’Arma dei Carabinieri. Il fermo di Timoué Bakayoko, “corrisponde in realtà a normali controlli che gli agenti di polizia applicano quando ricevono una segnalazione dalla centrale. Il protocollo prevedeva di fermare e controllare una persona che, secondo identikit, assomigliava per fisionomia all’atleta. Gli agenti si sono limitati a rispettare la prassi senza etichettare per ‘colore della pelle’. Scelta esagerata? Per Unarma l’episodio è il risultato di un escalation di criminalità che già nei giorni scorsi è stato evidenziato da altri cittadini milanesi, si pensi per esempio alla Ferragni: le Forze dell’Ordine tentano solo di contrastare il l’aumento di reati di strada facendo il loro lavoro” aggiunge