Sono stati i Rom ad accendere il rogo di Centocelle: sono loro a bruciare Roma

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Roghi a Roma. Una sequela impressionante di incendi sta devastando ampie aree della Capitale. Il sospetto che ci sia ‘la mano’ dell’uomo è sempre più forte. Dietro le fiamme potrebbe esserci il giro di affare che smaltisce i materiali tossici. La mafia dei rifiuti e degli sfasci (gli autodemolitori), tenuta in piedi dalle famiglie rom.

L’ultimo incendio a Centocelle, che si è sviluppato domenica mattina, preoccupa il Campidoglio. Che lavora su due versanti. Non è ‘casuale’ che a prendere fuoco si stato un pezzo del parco di Centocelle che ha ospitato per undici anni il campo rom più grande d’Europa. Terreni dove negli anni si sono stratificati liquami inquinanti. E dove sono stati sepolti rifiuti speciali. L’area è stata occupata per anni dal campo nomadi Casilino 900. Più volte sgomberato, dove i rom tornano spesso a smaltire. Cioè a fondere, i metalli rubati creando pericolosi roghi o a sotterrare gomme, laterizi e sostanze chimiche nocive. Una prassi illegale e pericolosa denunciata con forza negli anni da Fratelli d’Italia. Senza che l’amministrazione compisse un solo passo per stroncare il business.

La presenza continua di nomadi nell’area, denunciata sistematicamente dai residenti, fa temere una responsabilità di questi gruppi. Potrebbero essere stati i rom ad appiccare le fiamme che hanno scatenato la nube che domenica ha avvolto un pezzo della città. Accedendo il fuoco per fondere dei metalli o bruciare. Tra i sospetti anche quello che abbiano scientemente avviato l’incendio. Per rivendicare la proprietà di un’area dove già nel 2017 la Procura di Roma iniziò a indagare su strani traffici. Il Parco di Centocelle è stato spesso annoverato tra le Terre dei fuochi di Roma.

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Un mese e mezzo fa su via Casilina c’è stato un nuovo sgombero da parte delle forze dell’ordine. Che faticano a far rispettare la legge davanti allo strapotere delle famiglie rom. Proprio all’ingresso dell’ex Casilino 900, infatti un gruppo di nomadi aveva creato un impianto abusivo. Per l’incenerimento e l’interramento dei rifiuti ‘fai da te’. La vecchia sede è stata trasformata in un distributore di benzina, Che il Comune ha iniziato a smantellare. Non lontano da lì, le sterpaglie bruciate dal rogo hanno reso visibili una serie di baracche rom, prima oscurate dalla vegetazione.

“È abbastanza chiaro che non è un’autocombustione. Sicuramente c’è la mano dell’uomo, ora bisogna vedere se è doloso e colposo”. Così Alfonsi dopo il primo sopralluogo. Ricordando che nella zona pochi giorni fa è stata demolita una struttura. Dopo che l’avevamo sgomberata per l’ennesima volta. Qui, c’era una rivendita e uno smistamento di alcuni rifiuti”. Proprio lì sono stati trovati almeno tre punti di innesco delle fiamme. Dove qualcuno avrebbe utilizzato la diavolina e stracci imbevuti di liquido infiammabile per alimentare il fuoco.

Lo schema è tristemente chiaro. A undici annui dallo smantellato del campo nomadi abusivo più grande d’Europa il business dei rom è ancora lì. Cambiano i nomi, aumenta il volumi d’affari, ma il parco di Centocelle rimane il regno incontrastato di traffici illeciti in materia di rifiuti tossici. La terra dei fuochi della Capitale.




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