Sgozza donna in strada: “Terrore attentato islamico”, invece era il solito immigrato

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Il quartiere di Migliarina sconvolto per il tentato femminicidio consumato in pochi minuti dopo le quattordici di ieri 8 luglio. Quella giovane donna inseguita dall’ex compagno che ha trovato rifugio all’interno del bus della linea “P” diretta a Porto Venere affollato di donne e bambini, credeva di avere trovato la salvezza.

Invece l’ex compagno si è accanito contro di lei, incurante della presenza delle decine di passeggeri presenti sul mezzo pubblico.

La vittima è stata ferita con un coltello ad un polmone e alla fronte. Per fortuna non è in pericolo di vita. L’aggressore, di origini albanesi, è stato inseguito e poi bloccato dalla polizia.

E’ formalmente accusato di tentato omicidio: lunedì comparirà davanti al giudice per l’udienza di convalida. Su di lui pende anche una denuncia per maltrattamenti, presentata proprio dalla ex. Denuncia che deve essere ancora discussa in aula. Cinque anni fa era stato assolto invece per maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie (che attualmente vive in Albania) perché “il fatto non sussiste”.
Le testimonianze

Una testimone racconta quei momenti terribili. “Non mi sono resa conto di cosa stava accadendo – dice ancora scossa – ho visto schizzi di sangue dappertutto. Solo dopo ho capito cosa era successo. Come possono accadere situazioni del genere, che possono mettere in pericolo l’incolumità delle persone? “Un anziano passeggero diretto in centro città trema ancora.

“Una esperienza che non auguro a nessuno – dice – ho pensato addirittura a una rapina dentro il mezzo pubblico. Quella giovane donna a terra che urlava e che perdeva tanto sangue mi resterà per sempre impressa”.

Ai soccorsi, prima dell’arrivo dell’automedica Delta 1 del 118, ha partecipato anche Cheng Jie, che lavora presso un negozio di parrucchiere cinese che si trova proprio davanti alla fermata del bus dove s’è consumato il dramma al civico 675.

“Ho sentito le urla e un forte trambusto sul mezzo pubblico. Sono uscita per vedere cosa stava succedendo quando mi è venuto incontro un signore che si è qualificato come un soccorritore e mi ha chiesto un paio di guanti monouso e un asciugamano che gli servivano per tamponare le ferite di una donna”.

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Alla sartoria “Amica Forbice” al civico 667, la titolare Angela Petriccioli era con la nipotina Giorgia quando ha udito il caos provenire dal bus Atc. “Sono uscita fuori dal negozio e ho visto scene indescrivibili. Una mamma con in braccio il figlioletto di un anno e mezzo che piangeva. Tante urla e un fuggi fuggi generale”. Un pensionato è ancora sotto choc. “Ho pensato a qualcuno che volesse fare un attentato. Ho pensato alla mia incolumità. Ho visto schizzare tanto sangue. Non ho capito più nulla. Ho temuto davvero per la mia vita. Poi quando ho visto l’arrivo della polizia mi sono tranquillizzato”.

Alcune ragazze che andavano a Porto Venere sono state testimoni del gravissimo fatto di sangue. “C’era molta gente sul bus – afferma una studentessa – e mi sono trovata quasi in mezzo alle urla di disperazione. Non capivamo più nulla. Anche perché non capivamo cosa realmente fosse successo. Una donna sanguinante che chiedeva aiuto. Dopo abbiamo appreso che era stata accoltellata da qualcuno. La donna ferita è stata soccorsa, ma io e le mie amiche siamo uscite spaventatissime dal bus”.

Per oltre un’ora il mezzo pubblico è stato fermato dalle pattuglie delle squadre volanti della polizia di stato, agli ordini del dirigente Edoardo Bruno. Gli uomini della polizia scientifica hanno proceduto agli accurati rilievi sulle chiazze di sangue lasciate dalla giovane donna, vittima del tentato femminicidio presenti a bordo del bus.

E’ stato anche recuperato il coltello dalla lama ancora insanguinata che il tentato omicida ha lanciato nei pressi dell’aiuola. Il giallo è stato tempestivamente risolto dai poliziotti. Infatti hanno anche di lì a poco trovato in casa il tentato omicida che aveva fatto ritorno a casa dal lato opposto della strada di viale Italia.

Ieri 8 luglio nel quartiere di Migliarina non si parlava d’altro del gravissimo fatto di sangue. Nei bar e nei negozi che si affacciano su viale Italia e su piazza Concordia, Sokol Begaj e i suoi genitori sono molto conosciuti.

Il ragazzo si è integrato perfettamente in città, tanto che lavorava come muratore, mentre i suoi genitori gestiscono varie attività. Numerosi abitanti della zona sono increduli per quanto successo. Molti sapevano che i rapporti tra Sokol e la compagna non erano più idilliaci ma non immaginavano che si arrivasse a sfiorare l’omicidio.

Si è perfettamente integrato.

“Pensavamo a un attentato” L’aggressore già denunciato per maltrattamenti




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