Vescovi esigono ius scholae in Italia ma in Vaticano c’è solo ius sanguinis

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Come abbiamo scritto ieri, i vescovi, totalmente inconsapevoli dell’ormai propria evidente irrilevanza, esigono l’approvazione dello ius scholae. Ennesima versione dello ius soli.

A proposito di Ius Soli e cittadinanza. E a proposito alle sconsiderate prediche dei vescovi e del loro boss, è interessante scoprire quale legge si applichi in Vaticano in faccende di cittadinanza.

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La cittadinanza vaticana è regolata art. 4 della legge sulle fonti vaticane del 2009 e dai Patti Lateranensi del 1929. Non si ottiene quindi la cittadinanza vaticana per ius soli. Mica sono scemi, loro. Come con la questione dei ‘ponti e non i muri’, lo predicano a noi comuni mortali, mica lo mettono in pratica per loro: io so io, pensa Bergoglio, e voi nun siete un cazzo.

In particolare, a parte ovviamente i cardinali che non si riproducono, o almeno non dovrebbero, per i cittadini vaticani si applica uno Ius Sanguinis tra i più restrittivi del mondo, anche se loro lo chiamano in modo diverso.

Sono cittadini vaticani, infatti, il coniuge e i figli di un cittadino vaticano, ma solo nel caso siano conviventi.
Gli ascendenti e i fratelli di un cittadino vaticano, ma solo se sono conviventi.

Al 31 dicembre 2021 le persone in possesso della cittadinanza vaticana erano poco più di 600. Un club esclusivo. Molto esclusivo.

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Non solo. I coniugi perdono la cittadinanza se il matrimonio viene annullato o dispensato, se viene pronunciata la separazione o se i figli o i fratelli di un cittadino vaticano al compimento del venticinquesimo anno d’età siano inabili al lavoro e debbano dipendere dal cittadino vaticano.

Solo il pontefice, che è un dittatore, può concedere per altri motivi e ridare la cittadinanza vaticana. La Città del Vaticano non riconosce diritti politici per i suoi cittadini dato che è una monarchia assoluta a carattere vitalizio.

Forse è tempo di completare la liberazione di Roma, al suono di:




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