In Nigeria è uno stupratore di ragazzi ma in Italia ha lo status di rifugiato

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I magistrati italiani credono a lui e non al ragazzo che avrebbe stuprato.

Trentenne nigeriano accusato di stupro in Nigeria, ma le toghe italiane si fidano di lui: la corte d’Appello di Firenze gli concede lo status di rifugiato.

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Lui ha poco più di 30 anni e da adolescente è sempre stato bisex, lavorava in un’azienda tessile della Nigeria e si era anche sposato con una donna e da quell’unione era nato anche un figlio. Ma non riesce a controllare le sue pulsioni anche verso le persone del suo stesso sesso e sul luogo di lavoro incontra un altro ragazzo gay con il quale inizia un rapporto.

I due – questa la sua versione – vengono scoperti da alcuni colleghi e a quel punto il ragazzo gay che stava frequentando lo denuncia per stupro. Ma l’altro ragazzo dice di essere stato stuprato.

Il suo datore di lavoro a quel punto gli consigli di scappare in Italia. Nel 2017 arriva in Italia proprio grazie all’aiuto del suo ex “capo”.

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Il suo Paese lo cerca, deve processarlo per stupro, ma lui chiede lo status di rifugiato in Italia.

La commissione regionale gliela nega, perché non crede al suo racconto e perché in Nigeria è accusato di stupro.

Così il clandestino dovrebbe tornare in Nigeria ma l’Italia ha una Costituzione che permette ai cittadini italiani di essere presi per il culo dai clandestini e non consegna il nigeriano.

La corte d’Appello mette la parola fine e gli concede lo status di rifugiato perché gay.




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