Milano, le case popolari vanno tutte agli africani: italiani cacciati dai quartieri

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Gli immigrati si prendono le case popolari di Milano grazie alla complicità delle toghe rosse e ai ricorsi di avvocati finanziati da Soros delle famigerate e note associazioni. Il prossimo governo deve ‘demilitarizzare’ la magistratura togliendole competenze: è la politica a decidere a chi vanno le case popolari, non le sentenze politiche di toghe di estrema sinistra corrotte ideologicamente. E forse non solo ideologicamente.

Su 72.000 appartamenti delle case popolari, 3.100 sono occupati abusivamente e gli inquilini sono per la maggior parte stranieri, soprattutto di origine africana. Il rapporto tra inquilini italiani e stranieri si è invertito negli ultimi anni.

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Le ultime sentenze dei Tribunali che hanno eliminato la certificazione sul patrimonio posseduto all’estero hanno finito per favorire gli immigrati». Detto nero su bianco, un immigrato che arriva in Italia non è più tenuto a certificare beni patrimoniali mobili e immobili. Questa condizione allargano spaventosamente la rosa degli stranieri aventi diritto. Scalzando, di fatto, migliaia di italiani in difficoltà.

Al contrario è difficile trovare famiglie numerose italiane in condizioni di disagio economico e a reddito zero. Così gli stranieri sono aumentati in modo esponenziale.

Si stanno creando ghetti in cui prolifera la delinquenza. Le case popolari del capoluogo lombardo sono ormai un business per immigrati africani.

Gli italiani scappano perché non si sentono sicuri. Negli ultimi 20 anni le assegnazioni le hanno fatte i Comuni che non hanno garantito una programmazione strategica di integrazione e mix sociale.

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Le banlieue francesi hanno dimostrato a cosa portano gli errori di valutazione negli insediamenti degli immigrati. I fatti di Peschiera sono solo l’antipasto di quanto potrebbe capitare nei prossimi anni. Le grandi metropoli non hanno saputo affrontare il problema dell’inserimento degli stranieri e si sono creati quartieri-polveriera.

L’Aler non ha la competenza sulla sicurezza e le forze dell’ordine fanno ciò quello che possono». Vale a dire che gli interventi della polizia si rivelano quasi sempre fallimentari. E’ consuetudine degli occupanti utilizzare «anziani, bambini, donne incinte o presunte e portatori di handicap» come «scudi umani». A Milano sono già tre le zone in cui la bomba sociale è innescata da tempo: San Siro, Corvetto e Bolla. In particolare a Bolla, nella periferia Nordovest di Milano, alcuni giorni fa è scoppiata la guerriglia urbana. Un centinaio di residenti della zona sono scesi in strada armati di mazze, bastoni e bombe carta in reazione alle angherie degli abusivi stranieri: rom, magrebini e africani.

Il presidente Aler snocciola i numeri dei quartieri più a rischio. «A San Siro le occupazioni abusive sono per l’88% di stranieri e per il 12% di italiani, a Corvetto la percentuale è di 73% immigrati e 27% italiani e a Bolla 70% e 30%». Chi è intenzionato a occupare, aggiunge Sala, sa già dove colpire. E questo fatto è sintomatico dell’esistenza di un racket delle case popolari, di «un’organizzazione malavitosa che monitora il territorio. La novità è che gli abusivi fino a qualche anno fa erano famiglie comunque in graduatoria che volevano saltare la fila, ma ora gli immigrati non seguono alcuna trafila».

Ovviamente, la soluzione non è ‘il mix sociale’, ma semplicemente non dare le case popolari agli stranieri. E’ infatti un controsenso che le case popolari vadano a chi viene definito una ‘risorsa’ e invece non ha neanche i soldi per pagare un affitto: se sei straniero e il tuo lavoro a basso costo non ti consente di pagarti un affitto, vai a casa tua. Così quel lavoro verrà pagato il giusto ad un italiano.

Ma, come sempre, la soluzione è una sola: non devono entrare in Italia. L’immigrazione regolare è la più grande minaccia al nostro futuro.




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