Dà passaggio ad africano e lui la stupra: trascinata in un bosco e violentata

Vox
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IL razzismo naturale non è una ‘fobia’, è legittima difesa. E questa difesa naturale viene, questa sì, abbassata dalla propaganda mediatica del ‘siamo tutti uguali’. Non siamo tutti uguali. E alcuni sono molto peggio.

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Una serata tra amici in un locale si è trasformata in un film dell’orrore per una studentessa universitaria, all’epoca 23enne, stuprata due volte da un 26enne congolese che conosceva di vista e che, con la scusa di un passaggio a casa, era salito nell’auto della ragazza per poi fingere un malore, facendola scendere, prendendola di spalle, coprendole la bocca perchè non urlasse, e trascinandola in un boschetto. Un incubo durato quattro lunghissime ore durante le quali la studentessa è rimasta in balia dello straniero che, dopo una prima violenza nel boschetto, l’ha stuprata un’altra volta mentre tornava in auto. Una storia di violenza della quale la giovane donna porterà le cicatrici per tutta la vita. La vicenda si è conclusa ieri, per quanto riguarda l’aspetto penale, con la condanna a otto anni di reclusione del congolese (avvocati Fabio Marcolungo e Alessandro Magaraci) emessa dal tribunale collegiale (Pergola, De Biasio e Granata). Il pm Andrea Del Missier aveva chiesto per lo stupratore 7 anni e 6 mesi. Il collegio ha inoltre condannato l’imputato all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile (la giovane vittima dello stupro era assistita come parte civile dall’avvocata bolognese Stefania Martelli), al pagamento di una provvisionale di 50mila euro immediatamente esecutiva e delle spese processuali. Fascicolo di nuovo in Procura con l’ipotesi di falsa testimonianza per alcuni testimoni. La difesa aveva chiesto l’assoluzione, sostenendo che «non c’era stata alcuna violenza» e che «la ragazza, che aveva bevuto molto, non portava sul corpo i segni di quanto raccontato, come le cadute e lo stupro tra i rovi».

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Era la notte tra il 31 dicembre e il primo febbraio 2020. La ragazza, che allora aveva 23 anni, era andata con un gruppo di amici nel locale notturno C’è chi c’ha, a Porcia. Lì avevano trovato altri giovani, tra i quali il ventiseienne congolese, con i quali avevano trascorso parte della serata, tra drink e chiacchiere. Intorno alle 3, la ragazza è uscita per rincasare e lo straniero le ha chiesto se le dava un passaggio, ricevendo una risposta positiva. Una volta salito in macchina, ha indicato la strada da percorrere e improvvisamente ha finto un malore, l’ha fatta fermare ed è sceso dall’auto. Cosa che ha fatto anche la 23enne per accertarsi delle condizioni del giovane il quale, quando gli era vicina, le ha messo una mano sulla bocca per non farla urlare e l’ha trascinata, afferrandola per la schiena, fino a un boschetto lì vicino. La giovane, nel tentativo di divincolarsi e fuggire, è caduta ripetutamente a terra. Poi giunti in mezzo al verde, dove nessuno avrebbe potuto accorgersi di quello che stava succedendo, l’ha fatta spogliare e stuprata. Una violenza che si è ripetuta una seconda volta quando stavano tornando verso la macchina.

Dopo il secondo stupro la ragazza e il congolese sono tornati in auto e lui le ha impedito di mettere in moto l’auto perchè voleva che lei gli promettesse di non denunciare l’accaduto, minacciandola. La giovane, violentata, umiliata, impaurita e dolorante è riuscita a convincerlo che avrebbe taciuto e lo ha portato a destinazione. Poi è rincasata, si è data una frettolosa sistemata ed è andata a denunciare lo stupro subito ai carabinieri che hanno subito identificato l’autore della violenza sessuale. Che non è stato arrestato. La ventitreenne è stata visitata in ospedale, dove i medici hanno confermato la violenza e poi, durante un’audizione protetta (incidente probatorio) ha raccontato quelle lunghe ore di orrore che è stata costretta a vivere. E che gli otto anni di carcere ai quali è stato condannato lo stupratore non le faranno purtroppo dimenticare.




3 pensieri su “Dà passaggio ad africano e lui la stupra: trascinata in un bosco e violentata”

  1. Brava la puttana mi ricordo che le friulane (Udin la capital dal friul) con noi militari (93) erano particolarmente razziste e ci schifavano, ste zoccole morte di fame ed ANALalfabete, a differenza delle triestine, vaffanculo zoccola cosi impari a dare confidenza ad un negrxo di merda

    1. Mai stato ad Aviano?Li le troie cercano solamente americani.Bianchi o neri come la merda vanno bene tutti.

  2. Non so se il passaggio lo avrebbe dato ad un conoscente friulano. Oppure no, anche lei vittima del sudicio relativismo che fa vedere forzatamente l’mmigrato come essere angelico.

I commenti sono chiusi.