Il presidente russo Vladimir Putin parlando alle imprese petrolifere russe a Mosca ha detto che l’Occidente si sta avviando verso “una sorta di suicidio energetico” con l’imposizione delle sanzioni contro le forniture russe. “Nel lungo termine ne subirà le conseguenze, si sta creando un danno all’economia europea”, ha aggiunto.
Ha ragione. Tutto il nostro benessere si basa su un ragionevole costo dell’energia. L’Europa, l’Italia in particolare, non vende materie prime, vende prodotti trasformati.
"By abandoning Russian energy resources, Europe in the long term becomes the region with the highest energy prices in the world, this can irreversibly undermine its competitiveness – Vladimir Putin"
(he is right) https://t.co/jAKwbzxCsB— — GEROMAN — 👀 – (@GeromanAT) May 17, 2022
“Oggi vediamo che per ragioni assolutamente politiche, a causa delle proprie ambizioni e sotto la pressione del sovrano americano, i paesi europei stanno imponendo sempre più nuove sanzioni sui mercati del petrolio e del gas. <...> Insieme alle risorse energetiche russe per in altre regioni del mondo dall’Europa la possibilità di aumentare l’attività economica scomparirà. Un tale autodafé economico, il suicidio è, ovviamente, un affare interno dei paesi europei”.
President Putin: The rejection of Russian energy resources means that Europe systematically, in the long term, becomes the region with the highest cost of energy in the world. And this will irrevocably undermine the competitiveness of European industry. pic.twitter.com/FJsWvTCvZy
— The Eurasianist ☦️ (@Russ_Warrior) May 17, 2022
Non solo. Tutto il benessere degli ultimi tre decenni, sebbene fasullo e drogato da una gigantesca bolla, deriva dal basso costo dell’energia e delle materie prime. Questa fase della globalizzazione stava già finendo, e la situazione attuale ne accelera la fine.
Avremo alta inflazione. La società sarà più simile a quella degli anni ’70. E non è detto che sia un male a lungo termine. Anzi, non lo è.
Diciamo che potrebbe essere divertente vedere impoverirsi tanti cafoni che si sono arricchiti negli anni del boom sulle spalle della povera gente.