Trafficare clandestini non è reato in Italia, assolto Andrea Costa: “Rifaremo tutto”

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Salvini a processo per avere respinto clandestini, questi assolti perché li trafficano in giro per l’Italia. E’ l’Italia delle toghe.

“Sono soddisfatto perché un giudice ha sancito quello che già sapevo: che il fatto non sussiste, ora c’è qualcuno che lo ha messo nero su bianco”.

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E’ quanto afferma Andrea Costa, boss di Baobab Experience, commentando la decisione del gup di Roma che lo ha assolto dall’accusa di favoreggiamento della emigrazione clandestina.

Boss Baobab experience sotto processo per traffico clandestini assolto da toghe rosse: “Il fatto non sussiste” 🤡

“In questi anni è stata dura sapere di essere sotto indagine pur avendo la consapevolezza di avere agito in modo corretto – ha aggiunto Costa, difeso in giudizio dall’avvocato Francesco Romeo -. Rifarei tutto, continueremo ad aiutare le persone che hanno bisogno”.

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Le persone che hanno bisogno:

Baobab sgomberata: dedicato alla donna stuprata nella tendopoli

Baobab: tra clandestini e stupratori anche una minore italiana

E ora continueranno ad allestire tendopoli abusive con la copertura di questa sentenza.




12 pensieri su “Trafficare clandestini non è reato in Italia, assolto Andrea Costa: “Rifaremo tutto””

  1. Sentenza prevedibile. Grazie ad una magistratura troppo indipendente e ideologizzata. E adesso questo criminale ed essere schifoso che è stato assolto fa lo spaccone e minaccia di rifare tutto. Cosa che potrà fare, visto che non lo fermerà nessuno.

    Per gli italiani l’importante è farsi le vacanze, i viaggi e gli aperitivi. Poi dell’invasione afroislamica di esseri libidinosi favorita di fatto da questa magistratura, se ne fottono. Che popolo di merda.

    1. La natura umana è sempre la stessa?

      La prima idea che venne in mente agli abitanti di Treviri, all’indomani del saccheggio dei Franchi, fu la ripresa degli spettacoli:
      ”Tu, abitante di Treviri, chiedi dunque dei giochi pubblici? E dove li vuoi celebrare, di grazia? Sui roghi e sulle ceneri? Sulle ossa e sul sangue della popolazione massacrata?
      […]
      Non vedi forse il sangue sparso, i corpi sul suolo, le membra strappate dei cadaveri fatti a pezzi?
      Ovunque è lo spettacolo della città occupata dal nemico, ovunque l’orrore della prigionia, ovunque l’immagine della morte.
      I miseri resti del popolo giacciono sulle tombe dei loro morti e tu chiedi i giochi!
      La città è ancora nera d’incendio e tu pretendi di darle una parvenza di festa!”

      Salviano di Marsiglia, Il governo di Dio, VI, 69 e 89.

      1. Guarda, esistono differenze tra individui anche all’interno del medesimo gruppo razziale e del medesimo gruppo etnico. Figurarsi se non esistono differenze significative tra elementi di razze diverse. Quella che siamo tutti uguali, tesi elaborata dagli illuministi nel XVIII secolo, è la più grande puttanata di tutti i tempi. E’ pura sovversione della natura e della realtà.

        Non esiste una sola razza umana, come dicono gli infami liberalprogressisti, ma più razze, che determinano le caratteristiche non solo estetiche, ma anche psicologiche e spirituali.

        1. Sono d’accordo, Werner.
          Mi sono spiegato male.
          Volevo fare un paragone tra i sudditi del basso impero romano, Treviri fu saccheggiata quattro volte nella prima metà del V secolo, e noi.
          Chi è più rammollito? Chi è nella condizione peggiore?
          Certamente i ne,gri, gli arabi e i mediorientali sono più selvaggi dei Germanici.

          1. Ovvio. I Germanici si sono civilizzati assumendo la cultura greco-romana e con la conversione al Cristianesimo. Quest’ultimo, che in epoca romana era religione praticata da una minoranza della popolazione, si diffuse in Europa grazie ai Germanici, quando costituirono i Regni romano-barbarici. Hanno fatto cadere Roma, ma non ne hanno demolito la storia e cancellate le tracce. E tra l’altro, come ho sempre ribadito nei miei commenti, hanno dato un interessante contributo sul piano genetico nella popolazione.

            Arabi, ne(g)ri e altra feccia allogena che ci invade, non sono minimamente paragonabili ai Germanici. Anzi, è pure offensivo nei confronti di questi ultimi chiamarli “barbari”. Siamo stati noi europei stessi, col cervello imbevuto di marxismo culturale aschenazita da mezzo secolo, ad autodistruggerci come civiltà e come razza, ma se non avverrà una rigenerazione morale e spirituale nostra, gli allogeni completeranno l’opera e calpesteranno il nostro cadavere. il cadavere della “fu Europa”.

        2. Io penso che noi, sudditi dell’impero europeo, il quale è conglobato nell’impero americano, siamo in una condizione molto peggiore.
          Gli odierni barbari sono molto più selvaggi, molto più numerosi e molti sono arsi dal desiderio di rivalsa.

        3. O meglio, volevo far notare che, nonostante 1600 anni di distanza, il comportamento dei sudditi rammolliti del basso impero assomiglia al nostro.

          Ecco però una differenza:
          i sudditi marciscenti nell’ozio del basso impero subivano le invasione; la nostra classe dirigente, al contrario, persegue il meticciamento.

          1. Ma infatti, quella che noi subiamo, più che un’invasione, è un AUTOINVASIONE, perché siamo noi stessi a promuoverla.

          2. Inoltre, all’epoca, i sudditi non erano afflitti da demenziali sensi colpa nei confronti degl’invasori.

    2. ”Il popolino, senza arte né parte, passa la notte nelle bettole oppure dorme sotto quei tendoni che ricoprono gli anfiteatri, che Càtulo per primo, imitando la mollezza dei Campani, fece stendere durante la sua edilità. Oppure con accanimento giocano a dadi e provocano turpi rumori ritirando l’aria nelle strepitanti narici. Infine, e questa è l’attività prediletta, si vede questa gentaglia dalla mattina alla sera, che piova o faccia sole, estenuarsi in dibattiti sui meriti e i demeriti del tale cavallo e del talaltro cocchiere. Ed è incredibile vedere così tanti plebei, invasi da una passione divorante, aspettare solo una corsa di carri. Queste ed altre stupidaggini si fanno a Roma, e nient’altro degno di nota.”
      Ammiano Marcellino, Storie, libro XIV, capitolo 6, paragrafi 25 e 26.

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