Nigeriani spacciano mentre ospiti di hotel come profughi: voi pagate e loro spacciano

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I nigeriani sbarcati in Italia da governo e ong per conto della mafia nigeriana continuano a spacciare e commettere reati. Mentre sono ospiti in hotel a spese dei contribuenti.

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Tornano gli “ovulatori”. O forse, non se ne erano mai andati dalla zona della stazione di Porta al Serraglio. Partendo dai piccoli spacciatori al dettaglio, la polizia è riuscita a risalire ai “pesci grossi”, ossia ai pusher che portavano in città ingenti quantità di eroina, sotto forma di ovuli ingeriti poco prima della partenza dal Nord Italia. La polizia ha notificato ieri 19 avvisi di conclusione delle indagini preliminari e sette misure di prevenzione nell’ambito della vasta operazione antidroga chiamata “Lungo il fiume” che ha interessato le province di Prato, Pistoia, Bologna, Firenze, Perugia e Catanzaro. L’operazione, partita nel luglio 2020, si colloca nelle attività di contrasto allo spaccio di droga in centro storico, che la squadra mobile, diretta da Alessandro Gallo, porta avanti da diversi anni e che nella primavera del 2020 aveva portato all’arresto di altri 13 spacciatori nigeriani.

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I nuovi 19 indagati sono ritenuti responsabili dell’importazione e dello spaccio di un ingente quantità di droga, soprattutto eroina ma anche marijuana. Secondo quanto emerso dalle indagini, gli indagati si rifornivano di eroina, con cadenza settimanale, da alcuni connazionali provenienti dal Nord Italia, attraverso il cosiddetto sistema degli ‘ovulatori’. La droga era poi venduta al dettaglio in centro a Prato. Il modus operandi utilizzato dagli stranieri, tutti di nazionalità nigeriana, prevedeva di ingerire grandi quantità di eroina, e, una volta arrivati in città, di avere a disposizione una casa dove attendevano di espellere gli ovuli. L’indagine ha portato in tutto a 23 arresti di spacciatori, alcuni dei quali non comunicati e tenuti riservati per esigenze investigative, oltre che al sequestro di 4.600 grammi di eroina, 655 grammi di marijuana e 8.000 euro, ritenuti provento dell’attività di spaccio. In particolare, la droga era destinata allo spaccio al dettaglio, nelle zone limitrofe alla stazione ferroviaria di Porta al Serraglio. I consumatori abituali erano per lo più i “pendolari della droga” (altro fenomeno non nuovo in città) che arrivavano a Prato spostandosi dalle province vicine a bordo di treni regionali.

Una volta scesi alla stazione di Porta al Serraglio, si rifornivano della droga e la consumavano sul posto, in luoghi isolati o direttamente al parcheggio sotterraneo del Serraglio. Un fenomeno che nel tempo ha sempre creato allarme sociale e preoccupazione da parte dei cittadini e degli utenti del parcheggio. Le indagini comunque andranno avanti. Uno dei nigeriani indagati è risultato essere un ospite di un Centro di accoglienza in città ed è stato segnalato in Prefettura. Per altri quattro, clandestini, sono state avviate le procedure di espulsione. Infine sono state adottate le misure di prevenzione dell’avviso orale nei confronti di altri sette indagati.