Nigeriano non può essere espulso: “Perseguitato dopo un incidente stradale in Nigeria” 🙄

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Non solo affetti da flautolenze, anche un incidente stradale in Nigeria garantisce ad un clandestino di trasformarsi in profugo e rimanere in Italia. Dove poi, dopo anni a spese dei contribuenti ospite della solita Misericordia, per la quale poi fa anche il ‘volontario’, nonostante il diniego, fa ricorso e diventa ‘regolare’.

Nel suo paese si sentiva braccato. Un banale incidente stradale si era trasformato in una persecuzione: “Ero stato travolto da un mezzo guidato da un militare che non aveva rispettato la precedenza. Da allora è iniziato l’incubo: quell’uomo non solo mi ha distrutto l’auto, ma ha reso difficile la mia vita. Ho ricevuto minacce e vivevo nella paura. Allora ho deciso di partire”.

Era il maggio del 2017 quando Charleston, 28enne nigeriano, ha deciso di scappare. “In Nigeria la situazione era complicata, i militari avevano un grande potere e nessuno poteva aiutarmi”.

Aveva solo 23 anni Charleston quando è iniziata la sua avventura. Trovandosi in difficoltà ha pensato di chiedere aiuto ad un amico. “Lui viveva e lavorava in Libia: l’ho chiamato per spiegargli la mia situazione e dirgli che volevo raggiungerlo per poi andare oltre, fino all’Italia. Lui mi ha detto subito che era un viaggio tremendo, che solo se ero fortunato sarei sopravvissuto perché il 70 per cento di chi parte, muore per strada . Ma io volevo uscire dall’incubo”. Il biglietto per l’autobus che ha attraversato il cuore del continente glielo comprò l’amico.

“Sono partito il 10 maggio del 2017. Il pullman ha attraversato il Niger ed è arrivato in Libia in 15 giorni. Poi sono rimasto in un campo, un luogo dove si attendeva l’arrivo di una barca per l’Italia”.

Anche l’amico che gli aveva pagato il biglietto decise di raggiungere l’Italia. “Saremmo dovuti partire insieme, ma la barca sulla quale era salito era piena e io non sono potuto andare con lui. Pensavo che forse ci saremmo rivisti in futuro. Ma due giorni dopo è arrivata una notizia terribile: la nave era affondata, tutte le persone a bordo erano morte”.

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Con il cuore colmo di tristezza e di coraggio Charleston la settimana successiva è riuscito ad imbarcarsi: “Eravamo in 126, c’erano anche tante donne e bambini. A noi è andata bene: il 17 luglio siamo sbarcati a Bari”.

Nel 2018 sono iniziate le audizioni della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale presso il tribunale di Perugia per ottenere il permesso di soggiorno. Nel frattempo si è trasferito ad Arezzo e poi a Castiglion Fibocchi, nell’ambito dello Sprar.

“La prima volta è stato dato un parere negativo”. Ovviamente poi il clandestino fa ricorso a spese dei contribuenti e qualche toga rossa dà il permesso umanitario. Perché in Nigeria ha fatto un incidente ed era perseguitato dal militare cattivo: questo è il sistema corrotto italiano che garantisce a masse di clandestini di diventare ‘regolari’ e stare in Italia a spese nostre. E poi rubare il lavoro agli italiani.

“Adesso ho un contratto a tempo indeterminato e finalmente è arrivato anche il permesso di soggiorno”.

In Nigeria Charleston aveva conseguito la certificazione per insegnare, era un docente. Nel pomeriggio però faceva un secondo lavoro, guidava il taxi. La passione per la guida e quella per i viaggi, nonostante tutte le peripezie di questi ultimi cinque anni, sono rimaste immutate.

“Oggi sono riuscito a prendere la patente per l’auto – racconta – ma ho un progetto: conseguire anche quella per condurre i camion. Nel mio futuro mi immagino al volante di un mezzo pesante, mentre guido verso nuovi paesi”.

La Misericordia è in Toscana (ma anche in Calabria dove gestiva uno Sprar in joint venture con la ‘ndrangheta) quello che le Coop sono in Emilia e la Caritas in tutta Italia. Li ospita a pagamento e nel frattempo li ‘usa’.