Morto per difendere la mamma dal solito immigrato, la zia: «Nessuna pietà per l’assassino di Mirko»

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Rinviato a giudizio il pakistano che ha ammazzato Mirko:

Ragazzino ucciso dall’ex pakistano della mamma. Deputato si unisce alla folla del linciaggio: “LO UCCIDEREI CON LE MIE MANI”

Mirko Farci, il ragazzino italiano di Tortolì morto per difendere la madre dall’aggressione del suo ex, la bestia pakistana Shaidh Masih, finita poi in arresto dopo una caccia in tutta l’Ogliastra. Ma purtroppo sottratto alla giustizia popolare.

La tensione accumulata nella giornata che ha segnato il rinvio a giudizio di Masih Shahid, l’uomo che ha ucciso il suo figlioccio e ha infierito con diciassette coltellate sulla sorella, si fa strada nelle parole durissime eppure meditate della zia di Mirko Farci.

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Stefania Piras, che nel corso dell’udienza preliminare che ha spalancato le porte della Corte d’assise all’operaio pachistano, non ha proferito parola ed è rimasta accanto a Paola sopravvissuta miracolosamente all’aggressione dell’11 maggio, affida ai social il dolore per la perdita di quel ragazzo solare e sorridente e la voglia di giustizia per il delitto che ha ridotto in frantumi la serenità di chi è rimasto.

«La parola felicità non esisterà mai più nella mia famiglia, anzi più correttamente in ciò che resta della mia famiglia» scrive la donna che per il messaggio ha scelto proprio la bacheca del profilo Facebook di Mirko, profilo da dove lo studente 20enne di Tortolì sorride al mondo.

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«Questo essere – si legge nelle righe che arrivano a poche ore dalla decisione del gup di Lanusei – ha distrutto tutto ciò che eravamo in appena dieci minuti, e lo ha fatto con intenzione, precisa pianificazione e assoluta determinazione. Non esiste pentimento in lui, ne sono certa, ma solo il rammarico di non essere riuscito a dileguarsi».

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Stefania non ha dubbi: ciò che l’uomo ha fatto al nipote non può avere alcun ristoro. «Auspico che gli vengano concesse le stesse chance che lui ha riservato al mio amato figlioccio: ossia nessuna». Ed ancora, per l’uomo che era entrato nella vita di sua sorella Paola portando violenza, sopraffazione e infine morte, non c’è nulla se non l’implacabile giudizio che colpisce chi ha spezzato volontariamente – e secondo la tesi della Procura di Lanusei anche con premeditazione – l’esistenza di un ragazzo colpevole solo di aver difeso sua madre dalle coltellate sferrate dall’ex compagno. «Non merita pietà, non merita indulgenza, non merita perdono. Io – scrive Stefania – ho sete di giustizia. Non vendetta, ma giustizia vera».

La vicenda processuale è solo all’inizio. L’apertura del processo a carico dell’uomo, che nonostante il divieto di avvicinamento si era introdotto nell’appartamento al terzo piano di una palazzina di via Monsignor Virgilio alle prime luci dell’alba, è fissata per il 27 giugno a Cagliari.

«Non so quanto tempo avrò ancora da vivere, so solo che sino a che avrò fiato continuerò a lottare affinché l’assassinio di Mirko non resti impunito, il suo sacrificio non sia vano e affinché il suo nome ed il suo gesto non vengano dimenticati. Perché – è l’ultimo pensiero rivolto dalla zia al giovane- lui era davvero un’anima meravigliosa».




3 pensieri su “Morto per difendere la mamma dal solito immigrato, la zia: «Nessuna pietà per l’assassino di Mirko»”

  1. Gli esponenti della sinistra, parricidi e stupratori della Madrepatria, sono corresponsabili.
    Il pachistano è l’esecutore materiale, la sinistra è il mandante.
    Si farà giustizia quando saranno processati gli autori della sostituzione etnica.

  2. Non per essere cinico e spietato, ma francamente di una madre del genere non ne avrei preso le difese.

    1. 👍 le e’ morto il figlio puo SEMPRE tenersi il beduino, chi se la prende più se non un altro africano da monta?

I commenti sono chiusi.