Migrante dà fuoco a volontario in centro accoglienza, cosparso di benzina: «Ti ammazzo»

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«Non morirò da solo. Darò fuoco anche a te portandoti via insieme a me». Sono le ultime parole dette, in arabo e italiano, da Oussama Letrach, 21enne marocchino, prima di tentare di appiccare il fuoco sull’operatore del centro accoglienza migranti che aveva cosparso di benzina. Un’azione costata all’uomo l’accusa di tentato omicidio, dopo che l’arresto delle volanti della polizia è stato verbalizzato. Sul caso, che ha scosso l’intera comunità di viale Thovez 45, indaga la pm Giulia Rizzo.

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È stata una giornata di paura quella che si è consumata sabato scorso nel Cas dove vengono ospitati clandestini fancazzisti che richiedono asilo. Marocchini che chiedono asilo in Italia, e nel frattempo vivono a scrocco per anni. Pazzesco.

Le prime tensioni iniziano di mattina, verso le nove, quando l’operatore poi aggredito nel pomeriggio, annuncia a Letrach, che ha otto denunce per reati commessi nel 2020 e 2021, che sarebbe stato espulso dal centro perché non aveva firmato le presenze nelle ultime 72 ore. Il 21enne, difeso dall’avvocata Ornella Fiore, viene sentito urlare: «Io da qui non esco. Qualcuno si farà male».

Questo ha otto denunce e lo mandano via dall’Italia. E nemmeno dal centro di accoglienza.

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«Ho detto al giovane – spiegherà dopo essere stato salvato l’operatore – che avevo inoltrato in prefettura una segnalazione a suo carico per allontanamento volontario. Lui si è messo a battere i pugni sulla scrivania e si è tolto la maglia. Ha detto che siccome sono suo connazionale dovevo difenderlo. Che dovevo inserire nel sistema le firme mancanti». Quando l’operatore si rifiuta di commettere un reato falsificando le firme, Letrach si allontana: ma dopo 15 minuti il 21enne cerca di rinchiudere l’operatore in cucina. Il tentato “sequestro di persona” viene sventato perché accorrono, in difesa della vittima, due colleghi. Interviene anche la psicologa, che prova a calmare il marocchino, già indagato, nei mesi precedenti, per furto, danneggiamento, resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione e droga. Letrach si rifugia in camera. Ma nel pomeriggio la sua rabbia esplode. Si procura una bottiglia d’alcol e se la versa addosso, poi ne prende una seconda, la rovescia sull’operatore, dopo averlo raggiunto nel magazzino gridando: «È colpa tua, è colpa tua, io adesso da qui non esco vivo». Il 21enne cosparge la vittima di alcol in testa, sul volto, sul torace. Poi si avvicina per appiccare il fuoco con un accendino rosa che, soltanto per caso, non fa fuoco. Pochi secondi dopo salvano l’operatore due colleghi, l’aggressore corre di nuovo in una stanza: si barrica dentro e incendia una scrivania. Intanto arriva la polizia, che trova il giovane Letrach a cavalcioni sul davanzale di una finestra urlando di volerla fare finita. Gli agenti in qualche modo riescono a calmarlo e ad arrestarlo.

«Mi vogliono buttare via da qui senza motivo – si difenderà Letrach – ho cosparso l’alcol su quell’uomo perché voleva impedirmi di uccidermi». Per l’accusa, il 21enne è responsabile di un tentato omicidio, perché avrebbe tenuto una «condotta idonea a provocare con certezza o grande probabilità la morte dell’operatore, che veniva attinto dal liquido infiammabile in diverse parti vitali del corpo» e non vi sarebbe stato «un epilogo drammatico solo grazie alla casualità del fatto che l’accendino in possesso dell’arrestato non sia entrato in funzione». L’indagato inoltre avrebbe «messo in pericolo tutti gli operatori e gli ospiti».

«Lo vedevo correre verso di me con la bottiglia d’alcol in mano e nell’altra l’accendino – ha raccontato la vittima – vedevo la scintilla. Ero in linea col 112 per chiedere aiuto e lui si è avvicinato a me dicendomi in arabo: ‘Figlio di puttana te la faccio pagare”. Mi ha svuotato la bottiglia in testa, con una mano. Con l’altra cercava di accendere il fuoco e urlava: “Non morirò da solo”».




3 pensieri su “Migrante dà fuoco a volontario in centro accoglienza, cosparso di benzina: «Ti ammazzo»”

  1. Quindi in questi centri “lavorano” gli stessi invasori cge ci stanno a scrocco…che astuzia!Poi escono senza controlli, chissa’ xche’…ma che bel sistemino, cosi’ i furbastri delle coop restano in pochi a spartire, lasciano la negraglia a se stessa e non hanno altri italiani nella mangiatoia.
    Ci servono proprio i confetti di zio, almeno sti parassiti africani evaporerebbero tempo zero.

    1. “almeno sti parassiti africani evaporerebbero tempo zero.”

      E pure i magnaccia che si arricchiscono con questi traffici

  2. E arrivano le forze dell ordine e lo salvano. Come nelle fiabe a lieto fine. Domani magari li prenderà a calci in culo i salvatori ma loro fieri di aver compiuto il loro dovere diranno grazie. Dove volete andare con questi coglioni che al posto di aiutarlo a suicidarsi lo salvano

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