Italia-Macedonia, punto più basso è stato l’ingresso in campo di Joao Pedro: ‘italiano’ per matrimonio

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Il punto più basso della tragica partita di ieri sera non è stato il gol subito, ma il momento dell’ingresso in campo di Joao Pedro, mediocre attaccante brasiliano del Cagliari, che il telecronista ci informava diventato ‘italiano’ per matrimonio. Una sorta di cuckoldismo calcistico.

Quando ti riduci a convocare lo scarto di un’altra nazionale, ‘italiano’ solo perché si è ingroppato una nostra connazionale, forse meriti di non andare ai mondiali. Non puoi tradire la coesione etnica che ti ha fatto trionfare a Wembley. Per uno mediocre come Joao Pedro, poi.

Mancini aveva fatto un grande Europeo. Ma il problema dell’attacco è sempre aleggiato. E non può essere colpa di Immobile, che con la Lazio segna caterve di gol. Deve essere un limite degli schemi di Mancini: allora, se il tuo attaccante è lì per fare pressing e non segnare, tanto vale metterci un altro tipo di giocatore.

Dopo l’Europeo Mancini è andato in confusione. Confusione culminata con la convocazione di Balotelli e Joao Pedro nello stage di febbraio e con l’esordio del brasiliano ieri sera. Se proprio sei disperato, perché Chiesa è infortunato, allora convoca un vecchio fuoriclasse come Quagliarella: una partita secca lui te la può risolvere in ogni momento.

E ieri sera è mancato proprio l’uomo che genera imprevisti. Tutti hanno fatto il loro compito. Nessuno ha acceso la luce. Tatticamente, forse, una mossa poteva essere avanzare l’unico con fantasia dietro le punte, adattando il modulo ad un Verratti più al centro dell’attacco.

Sinceramente, a differenza di altre volte, seppure sia mortifera la presenza di troppi stranieri nel nostro campionato, come ha bene spiegato Sacchi, stavolta il problema non ci sembra la mancanza di giocatori. Ci sono:

Anche perché non rimani imbattuto per anni fino alla vittoria dell’Europeo per caso. Per caso puoi perdere una partita con un gol improbabile a tempo scaduto. Dove sei arrivato perché il tuo rigorista, che non aveva mai sbagliato un rigore, ne ha sbagliati due di fila.

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E qui si arriva all’assurdità del sistema qualificazioni mondiali: è assurdo che i campioni mondiali e continentali non vadano ai mondiali di diritto . L’Europeo dovrebbe fungere anche da qualificazioni per i mondiali, invece di farle in periodi dell’anno che rendono tutto più una lotteria che un sistema di merito.

Ma, al di là di questo, ci sono problemi di fondo.

A noi interessa analizzare la questione calcio perché è un aspetto di quello che accade alla società nel suo complesso: la presenza di troppi immigrati strozza i giovani talenti italiani nella culla così come impedisce alle coppie italiane di mettere su famiglia perché loro si prendono tutte le case popolari e i sussidi.

L’Italia ha raggiunto il massimo della sua potenza calcistica ed economica tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del nuovo millennio: quando c’erano tre stranieri per squadra e l’immigrazione era troppo recente per fare i danni gravi che sta facendo oggi. Non siamo adatti alla globalizzazione. Non lo è il nostro calcio e non lo è la nostra società.

Dobbiamo tornare indietro. Chiudere le frontiere nel calcio come dobbiamo chiuderle in generale. Curare i settori giovanili così come dobbiamo aiutare le giovani coppie italiane a fare figli. Ma, attenzione, non dobbiamo diventare la Francia: quindi come nel calcio dobbiamo allevare figli di italiani e non i ‘Balotelli’, nella società dobbiamo dare aiuti economici solo alle coppie italiane.

E nel calcio come nella società in generale, abbiamo anche una riserva di italiani in Sudamerica da portare qui, invece di andare a pescare nelle famiglie di immigrati arrivati col barcone: italiani di sangue come Frello detto Jorginho, non per caso come Joao Pedro.

Il futuro della nazione, e della nazionale, è roseo: solo se torniamo indietro e torniamo al futuro.




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