Fuori dai Mondiali: il decreto crescita che dimezza le tasse ai calciatori stranieri

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Detto che siamo fuori dai Mondiali non solo per motivi di fondo ma soprattutto contingenti, perché una squadra che vince l’Europeo non diventa scarsa in pochi mesi, dobbiamo anche guardare ad aspetti più fondamentali. E certamente quando puoi scegliere una squadra tra centinaia di calciatori è diverso che sceglierla tra poche decine.

Perché ci sono troppi stranieri nel campionato italiano? Ringraziate anche il governo che nel 2019 ha approvato all’interno del decreto crescita la detassazione per chi importa calciatori dall’estero.

Una norma contenuta nel cosiddetto “decreto crescita” proposto dal governo e approvato a fine giugno dal Parlamento rende molto più conveniente per le squadre di calcio italiane pagare lo stipendio ai calciatori appena acquistati dall’estero rispetto a quelli nati e cresciuti in Italia.

La norma fa parte di un articolo dedicato al “rientro dei cervelli” ma alla fine non ha fatto entrare alcun cervello, solo una caterva di bidoni che ha tolto spazio e ossigeno ai nostri giovani. Lo stesso sta avvenendo in tutti i settori della società di cui il calcio è solo uno degli aspetti: lo Stato italiano favorisce lo straniero con sussidi vari che rendono la sua permanenza in Italia più conveniente rispetto a quella degli italiani. E la presenza massiccia di stranieri, come nel calcio impedisce ai nostri di sbocciare, nella società in generale impedisce alle famiglie di nascere: se asili e case popolari vanno a loro, come nascono i bambini italiani?

La norma modifica una legge approvata a suo tempo dal governo Renzi, che prevedeva che ai lavoratori dipendenti che si trasferivano in Italia dopo aver risieduto all’estero per almeno 5 anni venisse tassato soltanto il 70 per cento del reddito. Non erano inclusi tutti i lavoratori, ma solo i dirigenti o quelli altamente specializzati. La legge approvata dal governo giallorosso ha ridotto ulteriormente l’imponibile, abbassandolo dal 70 al 30 per cento e ha eliminato la parte sul lavoro specializzato.

La legge interviene in sostanza sull’IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, per cui sono previste diverse aliquote la più alta delle quali – per i redditi sopra i 75mila euro annui – è al 43 per cento. L’aliquota rimane sempre uguale, ma adesso a essere tassati per i lavoratori dipendenti che arrivano dall’estero è soltanto il 30 per cento dello stipendio lordo. Per gli sportivi il governo ha previsto una deroga che alza il reddito imponibile al 50 per cento, e ha annullato le ulteriori agevolazioni previste dalla stessa legge per i lavoratori che si trasferiscono al Sud. La legge prevede poi uno 0,5 per cento da versare come contributo di solidarietà, destinato allo sviluppo dei vivai calcistici, e che il lavoratore debba mantenere la residenza in Italia per almeno due anni: se se ne va prima, la società deve versare le tasse risparmiate.

Facciamo il caso di un calciatore professionista che da anni milita in un club estero e che si trasferisce in Italia quest’estate (con residenza fiscale dal 2020). Per garantirgli uno stipendio netto di 2 milioni annui, il club italiano acquirente applicherà le ritenute sull’imponibile ridotto del 50% e così l’ingaggio, a parità di importo netto, costerà 2,54 milioni (con un’Irpef di 539.270 euro) anziché 3,5 milioni (con un’Irpef di 1,49 milioni). Sì, c’è il contributo dello 0,5%, ma parliamo di poco più di 6mila euro. In sostanza, se prima una società italiana sborsava quasi il doppio rispetto a quanto entrava nelle tasche del calciatore, considerata l’aliquota massima Irpef del 43%, d’ora in poi pagherà meno di un terzo del netto.

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Normalmente i giocatori trattano con le società il proprio stipendio netto, e spetta poi alle società preoccuparsi di quello lordo (e quindi della relativa tassazione). Le stime dicono che normalmente lo stipendio netto di un calciatore in Italia equivale più o meno al 55 per cento di quello lordo. Prendendo l’esempio di un calciatore straniero: il suo stipendio netto, secondo i giornali, sarà di 8 milioni di euro all’anno: vuol dire che alla Juventus costerà ogni anno 10,1 milioni invece di 14.

E poi, ci sono quelli che arrivano col barcone:

Cissé firma l’1 a 0 sul Bologna: l’Atalanta allevava giovani italiani ora clandestini arrivati col barcone

Quando puoi importare qualcuno a basso costo dall’estero, che te ne fai di investire sui giovani locali? Poi, certo, la Francia investe sui giovani locali, peccato che ormai siano tutto fuorché francesi.

Quindi ogni azione deve avvenire in modo che non causi danni peggiori.

Si stava meglio quando si stava peggio:




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