Italiani assaltati da branco immigrati guidato da ucraino: “Venite fuori che vi ammazziamo tutti…”

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Aggressione finisce nel sangue ad Acquapendente, indagati un ucraino e due moldavi. Sette le vittime, tre uomini e quattro donne, per tutelare le quali tutti i componenti del terzetto sono stati sottoposti al divieto di avvicinamento a meno di 300 metri.

La notte tra venerdì 11 e sabato 12 marzo, i tre si sarebbero resi protagonisti di un violento episodio fuori di un locale dove stavano trascorrendo la serata un gruppo di sei amici e dove era presente anche la titolare, tutti di nazionalità italiana.

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Le vittime, in attesa dell’arrivo dei carabinieri, sarebbero state costrette a chiudersi a chiave all’interno del locale per scongiurare il peggio. Al vaglio degli inquirenti il movente, sempre che , come parrebbe, non si tratti di futili motivi. Sembrerebbe infatti che gli indagati fossero in stato di alterazione, forse da abuso di sostanze alcoliche.

Tutto sarebbe cominciato poco dopo la mezzanotte, quando due avventori del locale – all’interno del quale si trovavano un altro giovane, tre ragazze e la titolare – sarebbero stati brutalmente aggrediti da uno dei tre, mentre stavano fumando una sigaretta all’esterno.

Entrambi gli italiani sarebbero stati colpiti con dei pugni e uno dei due, scaraventato a terra, sarebbe stato anche colpito con una seggiola di ferro pieghevole che si trovava nei pressi, riportando entrambi lesioni medicate all’ospedale di Acquapendente, uno con una prognosi di 5 giorni.

Il 33enne avrebbe anche estratto un coltello a serramanico, lungo 21 centimetri con una lama di 9 centimetri, mentre gli altri due avrebbero fatto delle riprese e delle foto con gli smartphone, gridando “abbiamo le foto, tanto vi ritroviamo, vi ammazziamo tutti”, cercando di fare irruzione all’interno del locale dove i due amici si erano rifugiati, del quale la titolare avrebbe appena fatto in tempo a chiudere la porta a chiave per scongiurare il peggio.

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Il terzetto, non riuscendo ad aprirsi un varco, avrebbe allora bussato sui vetri delle finestre, facendo il gesto del “ti taglio la gola”, minacciando anche le donne presenti, spaventandole a morte con frasi come “vi scopiamo tutte”.

I tre stranieri, risultati residenti a Gradoli e rintracciati dai militari in un bar di Acquapendente non lontano dal luogo dell’aggressione, sono indagati a vario titolo per porto di arma proibita, lesioni personali aggravate, violenza privata e minacce in concorso.

Denunciati dalle vittime, sono stati inoltre sottoposti alla misura cautelare del divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dalle parti offese. Difesi dagli avvocati Tiziana Maracci, Paolo Labbate e Angelo Di Silvio sono comparsi ieri davanti al gip Savina Poli per l’interrogatorio di garanzia.

Le parti offese hanno riferito di frasi ripetute più volte da tutti e tre i soggetti come “venite fuori che vi ammazzo tutti”, “vieni fuori se sei un uomo”, “non uscite vivi”, “tanto vi ritrovo”, “sei un uomo morto”, “vi ho fatto le foto” e il solito ritornello nei confronti delle quattro donne presenti nel locale “vi scopiamo tutte”. Il 33enne, secondo quanto emerso, avrebbe continuato a brandire sempre il coltello facendo il verso di sgozzare.

Nelle 13 pagine che compongono l’ordinanza con cui il gip del tribunale di Viterbo ha disposto la misura cautelare del divieto di avvicinamento a meno di 300 metri dalla sette vittime, oltre alla spregiudicatezza e al senso di impunità degli indagati, viene sottolineato il rischio concreto, a fronte delle foto e dei video girati durante l’aggressione e dei dati anagrafici delle parti offese reperibili negli atti, che i due moldavi e l’ucraino possano tentare di mettere in atto le minacce.

Da qui la necessità di disporre il divieto di avvicinamento.




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