Baby gang, figli di immigrati cresciuti nelle case popolari terrorizzano gli italiani: “Sanno di essere impuniti”

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Sulla notizia dell’ennesima baby gang di immigrati a Milano:

Milano, 13 baby gang di immigrati in guerra per la città: il più piccolo della Z gang ha 12 anni

Sono tutti nati e cresciuti nelle case popolari di Milano gentilmente offerte dai contribuenti italiani. Sono tutti immigrati, dei quali 5 ‘italiani di seconda generazione’ e poi tre italiani probabilmente stile Mahmood.

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Ci stanno invadendo e diventano ‘italiani’ già con l’attuale legge. Il Pd non è contento e vuole che questi delinquenti delle baby gang diventino italiani dopo 5 anni di scuola: hai fatto le elementari in Italia? Sei italiano secondo questi scellerati.

Poi vi chiedete perché stiamo con Putin? Il sistema deve collassare. Non è riformabile.

Neanche tre minuti. Dalle 15.20 e 35 secondi, alle 15.23 e 22 secondi. L’agguato è fulmineo. È il 14 gennaio, fermata del passante di Porta Vittoria, lato viale Molise. Un ragazzo urta di proposito il braccio a un 19enne che sta uscendo dalla stazione. Neanche il tempo di parlare che la vittima si ritrova un coltello puntato addosso — «non reagire o ti faccio male» — e il resto del gruppo tutt’attorno. Alle due scale d’ingresso, due fanno da palo: nessuno deve disturbare l’assalto. Sono in tutto una decina. Tra loro ci sono anche due 12enni (non imputabili): sono un’italiana e un romeno, e nelle immagini delle telecamere di sicurezza sembrano poco più che bambini. In genere, vanno in avanscoperta, avvicinano le vittime con una scusa, ma non si tirano indietro quando c’è da far andare le mani. In quei tre minuti scarsi, ricostruiti dai carabinieri della compagnia Porta Monforte guidati dal maggiore Silvio Maria Ponzio e coordinati dal pm per i minorenni Sabrina Ditaranto, oltre a una manciata di euro e alle cuffiette Airpods, gli strappano via un Iphone XR e minacciano la vittima affinché riveli il codice di sblocco. È un passaggio fondamentale: grazie alla password la baby gang può rivenderlo in poco tempo. Non mancava il «piano b»: rifilare lo smartphone «bloccato» a negozi di riparazione compiacenti, pronti a cannibalizzarlo per i pezzi di ricambio.

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È la «Z4», una baby gang cresciuta tra i caseggiati popolari di via degli Etruschi e viale Molise, la Zona 4 appunto (una delle 13 bande di quartiere censite a Milano dai carabinieri in una recente informativa sul fenomeno della violenza giovanile). Aggressivi, violenti, giovani, giovanissimi, eppure molti già con precedenti di polizia per rapine, furti, danneggiamenti. Strafottenti anche davanti ai militari che sono andati ad arrestarli. Dieci ragazzi e ragazze tra i 12 e i 17 anni: romeni (2), italiani di seconda generazione (5) e 3 cittadini italiani.

Famiglie difficili, con genitori in carcere o con problemi con la giustizia alle spalle, poca scuola (in cinque hanno abbandonato gli studi), ma sensibili al richiamo della strada.

Il ritrovo alla fermata del passante o davanti al supermarket. Sono i protagonisti a vario titolo di una progressione di rapine (14), soprattutto a «casa», tra il Corvetto e Calvairate, fra ottobre 2021 e gennaio scorso. «Se inizialmente la gang colpiva soltanto ragazzi molto giovani, le vittime diventano poi giovani adulti; agli spintoni e alle percosse si affianca col tempo l’uso di un coltello; la refurtiva, dai pochi spiccioli iniziali, diventa sempre più importante e le richieste più esose», sottolinea il gip del tribunale per i minorenni, Paola Ghezzi, nell’ordinanza con cui dispone l’arresto per rapina, tentata rapina e lesioni personali aggravate di otto dei componenti.

Un esempio è la lunga serata del 2 dicembre. Il gruppo prima accerchia un 21enne. Lo minaccia con il coltello. Si fa consegnare portafogli e Iphone (e relativo codice di sblocco). Poi, lo costringe a prelevare 500 euro al vicino bancomat di piazzale Lodi. Passa poco più di un’ora, sono le 22, e la banda colpisce di nuovo. La vittima è un altro 21enne. Lo intercettano sulla «62», tra piazza Sire Raul e via Cadore. Cellulare e portafogli. I ragazzi non si fermano neanche davanti alla mancanza del contante. Prendono le carte di credito, estorcono i pin, scendono dal bus e vanno a prelevare mille euro.

«Questa sera è toccato a te. Non gridare e facci vedere quello che hai in tasca. Questa cosa qua ci serve per mangiare». In strada, sui mezzi, nei parchi. Sempre la stessa dinamica. La scusa per avvicinare la vittima, in genere isolata: «Hai una sigaretta, qualche euro?». Poco importa che avesse 12 anni, oppure oltre 20, maschio o femmina. Seguono l’accerchiamento, le minacce, il coltello, le «perquisizioni», e poi calci e pugni per i meno collaborativi. È il caso di un 13enne raggiunto da una sequenza di colpi perché senza soldi. O di una studentessa 21enne in viale Toscana: sono i due più piccoli a spaccarle il labbro. Per il gip, segnali di una «crescente sicurezza criminale della banda», da «smembrare» per interrompere la serie di reati.

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Un pensiero su “Baby gang, figli di immigrati cresciuti nelle case popolari terrorizzano gli italiani: “Sanno di essere impuniti””

  1. In Cina per calmare i bollenti spiriti dei malcapitati quando li portano in carcere li portano in una stanza dove vengono appesi nudi per i pollici…Poi si mettono ai lati in 4 e giù frustate.Per almeno 10 minuti continui.Dopo il trattamento i bollenti spiriti sono azzerati completamente.Se applicassero tale metodo anche nelle carceri italiane si scatenerebbe la sinistra tutta con in testa la “turbantata della pompetta facile”a gridare al razzismo….

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