Pamela, la mamma: “Perché non condannano gli altri responsabili?”

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Qualcuno aveva provato a fare giustizia. Lo hanno fermato.

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“La condotta dell’imputato è acclarata. La sua crudeltà e la sua freddezza nel lavare il corpo con la candeggina e farlo poi a pezzi erano funzionali a non far ritrovare le tracce e a nascondere le prove”. Così il sostituto procuratore generale Maria Francesca Loy all’udienza che si tiene oggi in Cassazione nei confronti di Innocent Oseghale. Il nigeriano condannato per l’omicidio di Pamela Mastropietro, la diciottenne romana uccisa nel 2018 a Potenza. I cui resti sono stati ritrovati in una valigetta. Il giudice ha chiesto di confermare l’ergastolo inflitto in primo e secondo grado.

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Anche in merito all’aggravante della violenza sessuale, “la sentenza di appello motiva in maniera ineccepibile la decisione del giudice di appello”, ha aggiunto il procuratore generale di Cassazione. Oseghale ha nascosto il rapporto sessuale finché non è stato ritrovato il suo Dna”. E, come è noto, ha fornito versioni diverse “adeguandole via via alle risultanze investigative acquisite”.

Confermare l’ergastolo per Innocent Oseghale. Il nigeriano già condannato per l’omicidio di Pamela Mastropietro. Con l’accusa di aver ucciso, con l’aggravante della violenza sessuale, e di aver fatto a pezzi la 18enne romana. Che si era allontanata da una comunità e i cui resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza, vicino a Macerata il 30 gennaio del 2018. È questa la richiesta del sostituto procuratore generale all’udienza che si tiene oggi in Cassazione. Il procuratore ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso presentato dalla difesa. La sentenza dei supremi giudici è attesa in giornata.

“Mi aspetto il massino della pena per il carnefice di mia figlia. Ci sono altre persone coinvolte che purtroppo sono state tutte archiviate. Mi aspetto che le istituzioni vogliano riaprire le indagini sui complici di Oseghale”. A parlare è la mamma di Pamela, Alessandra Verni, fuori dalla Cassazione. “Per un omicidio così efferato non può pagare solo una persona. Vogliamo giustizia per Pamela”. Davanti alla sede della Cassazione, in piazza Cavour, sono esposti striscioni e lenzuoli con la scritta “Giustizia per Pamela Mastropietro”, “Dov’è finita l’umanità’”, “Pamela grida giustizia e noi siamo la sua voce”.