Era prevedibile che le famose toghe di Torino avrebbero graziato le gang di delinquenti nordafricani che durante il lockdown si erano infiltrati nella protesta per devastare e saccheggiare i negozi della città.

Cade l’accusa di devastazione e saccheggio per l’assalto ai negozi del centro, avvenuto a margine della manifestazione del 26 ottobre 2020 contro le rigide misure anti-Covid. Il giudice Alfredo Toppino ha condannato tutti i 21 imputati, ma ha derubricato il reato in furto aggravato: la pena più bassa è stata di 1 anno e 4 mesi, la più alta di 3 anni e 8 mesi.
Nel marzo dello scorso anno in manette erano finiti 37 giovani, 13 dei quali minorenni. In sede di convalida il gip aveva convalidato il fermo per i maggiorenni, ma aveva riqualificato in furto aggravato. La Procura al termine delle indagini, però, aveva chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di devastazione e saccheggio. Ventuno indagati su 24 hanno scelto il rito abbreviato e oggi — 31 gennaio — è stato emesso il primo verdetto.
I figli degli immigrati hanno devastato Torino: “Infiltrati per spaccare tutto”
L’assalto avvenne intorno alle 22 e furono vandalizzati e derubati quaranta negozi del centro di Torino, provocando danni per oltre un milione di euro. Nel mirino erano finiti i negozi del lusso, tra cui gli store di Gucci (dove vennero portati vestiti e accessori per 200 mila euro) e Luis Vuitton. Le razzie vennero poi celebrate sui social, con video su Instagram e Tik Tok. E i filmati dei tafferugli di quella notte vennero caricati su torino.criminal.page, una pagina creata ad hoc per promuovere le iniziative criminali e poi intercettata e oscurata dalla polizia. Ai minorenni già nei mesi scorsi era stata concessa la messa alla prova.
I ‘giovani’ erano tutti nordafricani. E avevano agito organizzati. Una associazione a delinquere che non ha trovato risposta giudiziaria. Una vergogna.
A loro trovano tutte le attenuanti. Se gli imputati si fossero chiamati Rossi, Ferrero o Manetti, gliela avrebbero inculata.
Però quelli di FN sono ancora dentro.
Più puniti di un molestatore seriale.
Dovevano pagare delle risorse per fare il lavoro sporco.